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La serie Bad Boy di Blair Holden: da Wattpad alla Top Ten! Tutti gli ultimi aggiornamenti! ღ

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Da Wattpad alla conquista della Top Ten:
la serie Bad Boy di BLAIR HOLDEN (Sperling & Kupfer)
è il nuovo fenomeno New Adult.


La serie Bad Boy, della giovane Blair Holden, è il nuovo fenomeno New Adult: conquista la classifica della narrativa straniera ed entra al nono posto della classifica generale con quasi 30.000 copie vendute.

La serieè stata pubblicata in Italia da Sperling & Kupfer in due volumi:Bad Boy.Mai più con te e Bad Boy. Mai più senza di te, entrato immediatamente tra i primi 10 libri più venduti in Italia, a testimonianza che i nativi digitali leggono. Arriverà a inizio 2017 il terzo libro della serie.

Blair Holden è una ragazza americana di 22 anni, studentessa universitaria di giorno e autrice di Wattpad di notte. Le sue storie sono a base di romanticismo, umorismo e bad boys. Su Wattpad ha raggiunto166 MILIONI di visualizzazioni ed è seguita da oltre 320.000 follower. È la seconda autrice più letta della piattaforma digitale, dopo Anna Todd, l'autrice di After.
È stata tra i nomi selezionati per la prima antologia di Wattpad Imagines (Sperling & Kupfer 2016), sponsorizzata dalla stessa Todd.


BAD BOY. MAI PIU’ CON TE di Blair Holden (Sperling & Kupfer)
pagg. 336  euro 17,90   Versione ebook disponibile

Tessa O’ Connell ha 18 anni e sta per iniziare l’ultimo anno di superiori, l’ultimo anno del suo inferno personale. Il suo piano per sopravvivere è molto semplice: passare inosservata e continuare ad ammirare a distanza l’oggetto dei suoi desideri, Jay Stone.
Ma il ritorno in città del fratello di Jay Stone - il suo oggetto del desiderio - manda tutto all’aria. Cole ha sempre avuto, fin da quando erano bambini, un unico scopo nella vita: prendersi gioco di Tessa in ogni modo possibile e immaginabile. Ma il ragazzo di adesso è molto diverso dal bullo dell’infanzia di Tessa.



BAD BOY. MAI PIÙ SENZA DI TE di Blair Holden (Sperling & Kupfer)
pagg. 352  euro 17,90   Versione ebook disponibile

Tessa è con il cuore e l’anima in mille pezzi. Ogni volta che vede Cole, si destreggia in un equilibrio precario tra la voglia di urlargli tutta la sua rabbia e la sua delusione, e quella di implorarlo di stringerla tra le braccia. Perché lei aveva sperato davvero che la loro storia fosse da “vissero per sempre felici e contenti”. Ma non è l'unica a soffrire. Cole è tormentato dal pensiero di aver perso la ragazza che ama e di averla ferita. Non riesce a perdonarsi per quello che ha fatto ma è disposto a tutto per riconquistarla, anche se Tessa non si fida: pronta per l’università dei suoi sogni e proiettata verso un futuro senza Cole.




Una trappola per il leone e Cardona e il suonatore di campane di Patrizio Pacioni Recensione + Intervista

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Buon martedì! Oggi vi propongo la recensione di due racconti che hanno come protagonista un commissario molto accattivante, nato dalla penna di Patrizio Pacioni. In cauda venenum è il libro che li raccoglie e di seguito potete leggere cosa ne penso dello stile di questo autore che non è solo uno scrittore ma anche blogger e drammaturgo che ha all'attivo molte pubblicazioni.

Titolo: In cauda venenum
Autore: Patrizio Pacioni
Genere: Racconti 


Trama e informazioni:



Biografia autore:


Patrizio Pacioni è uno scrittore, blogger, drammaturgo. Nato a Roma e residente da oltre dieci anni a Brescia, è autore di dodici romanzi, di una raccolta di racconti (Delitti & Diletti (2010) scritta a quattro mani con la bellunese Lorella De Bon) e (2014) di due libri di fiabe (FiAbacadabra e FiAbacadabra2, il secondo firmato con la giovane cantante Dalia Di Prima). Esordisce nel 1997 con Un lungo addio, facendo seguito due anni dopo (1999) con un omaggio all’amata Sardegna: un altro romanzo breve, Iscassia et fogu, fantastico e didascalico. Poi, inevitabilmente, erompe la vena più vigorosa della sua creatività in una serie di noir, thrilling e romanzi drammatici: Le Lac du Dramont, (2000), Chatters (2001), DalleTenebre (2002) e l’intimista e struggente Mater (2004): Con Quel ramo del lago (2005) l’autore romano s’impegna in un’operazione impegnativa al limite della temerarietà letteraria: racconta un possibile seguito dei Promessi sposi spostando la vicenda, tra avventura, intrigo e ironia, quattro secoli più avanti. Nel 2006 l’approdo al giallo d’impianto classico con la creazione del commissario Leonardo Cardona, scomodo poliziotto che compare per la prima volta in Essemmesse e ritorna da protagonista in Malinconico Leprechaun (2008) e Seconda B (2009) e la già citata raccolta Delitti & Diletti (2010). Il 2011 è contrassegnato da un incontro davvero magico: quello con la grande Giovanna Mulas, da cui scaturisce l’esoterico e intenso Malanima Mia. Nel 2013 è la volta de Il guaito delle giovani volpi, romanzo drammatico e di grande impatto emotivo: prendendo spunto dalla vicenda di Hina Saleem, uccisa a Sarezzo (BS) dai propri parenti per motivi religiosi, ha esplorato in profondità il binomio integrazione-integralismo. Per quanto riguarda il teatro, ha scritto e sceneggiato numerose pièces, per lo più di genere brillante. La piena maturazione di drammaturgo, però, è stata coronata dalla rappresentazione, nell’ambito del programma 2014/2015 del Teatro Stabile di Brescia, di La verità nell’ombra, dramma nato dallo studio approfondito di oltre 3000 pagine di faldoni processuali e documenti di archivio e basato sulla strage di portella della Ginestra (1 maggio 1947) e del successivo processo celebrato a Viterbo. A metterla in scena (nel marzo 2015 presso il Teatro Sociale) la Compagnia Stabile Assai della Casa di Reclusione Rebibbia di Roma che, tra tanti altri lavori, vanta anche la realizzazione, con la regia di Paolo e Vittorio Taviani, di “Cesare deve morire”, Orso d’Oro al prestigioso Festival di Berlino. Spettacolo poi replicato nella stagione in numerosi teatri distribuiti sul territorio nazionale. All’evento è associata la pubblicazione di un volume contenente il testo del dramma e una serie di articoli correlati alla strage e al lavoro svolto dai detenuti-attori. Sempre nel 2015, insieme alla editor Fabiana Cinque, la firma del soggetto e della sceneggiatura de Il Lettore, film drammatico realizzato dai detenuti del carcere di Busto Arsizio, all’interno dello stesso istituto, per la regia di Martina Girlanda. A breve, a grande richiesta, l’atteso ritorno del commissario Cardona e dell’oscuro mondo di Monteselva con due storie raccolte in un oslo libro dal titolo In cauda venenum. Nel 2016, infine, andrà in scena un nuovo dramma intitolato Diciannove + Uno che ha per tema un altro dei (troppi) misteri neri italiani, la sparizione, nel 1962, della nave Hedia con tutto il suo equipaggio. Dal portale www.patriziopacioni.com, si accede a tutti gli indirizzi informatici utili per seguirne da vicino produzione artistica, attività promozionali e altre iniziative.


















In cauda venenum contiene due racconti: Una trappola per il leone e Cardona e il suonatore di campane che hanno come protagonista il commissario Leonardo Cardona, un uomo che immediatamente s’impone all’occhio vigile e attento del lettore per il suo consueto approccio investigativo e per il forte senso del dovere e rispetto per il proprio lavoro. Un uomo intelligente, furbo, capace di affascinare con la sua personalità a tal punto da avere accanto una moglie, Luisa, che lo ama in modo incondizionato e un’amante, Diana De Rossi che lo desidera con passione e forza.

Leonardo ha anche un figlio di nome Michele che completa alla perfezione la sua piccola ma interessante famiglia, una piacevole sostanza di facciata che lo aiuta a conservare la sua immagine in modo pulito e convincente.

Il luogo narrativo in cui sono ambientate le storie è Monteselva una piccola cittadina che si trova tra Parma e Piacenza, inventata dallo stesso autore, immersa nelle colline e apparentemente luogo riservato e pacifico come tutti gli spazi che alla prima impressione sembrano delicati e quasi nascosti dallo sguardo feroce del male.

Ma c’è un errore di fondo e l’autore dimostrerà come questo luogo solo all’apparenza morale e dignitoso nasconda anch’esso vizi e virtù che riflettono molto bene gli spazi più angusti e malevoli delle anime dei suoi abitanti. Una città arcaica, vecchia, che raccoglie l’andirivieni di strani inganni e improbabili tradimenti, scontri e bugie, morti e sangue.
Leonardo Cardona è naturalmente il punto focale, la stella più luminosa di un cielo che si tinge sin da subito di nero e di oscurità.

Nel primo racconto, Una trappola per il leone, il leone è proprio il commissario che si trova coinvolto in un inganno ai suoi danni che vedrà implicati loschi personaggi e strampalate figure che sembrano essere uscite dai più consumati racconti gialli. Ma la prima scena alla quale il lettore assiste, il primo contatto con l’irreprensibile commissario, avviene paradossalmente in una stanza d’albergo. Proprio così, Cardona è alle prese con una notte di passione e di sesso con la sua bellissima amante Diana, famosa giornalista, che conosce benissimo la storia familiare dell’uomo ed è anch’ella moglie di qualcuno che non sembra donarle tutta l’attenzione e la considerazione che la donna desidera.

In gioco, dunque, sin da subito, la situazione intima e personale di Cardona, prima ancora della formulazione dell’indagine. Diana è madre tanto quanto Leonardo è padre, entrambi sono due persone rispettabili che si comportano come due estranei in pubblico ma che non hanno alcuna intenzione di cessare il loro rapporto clandestino. D’altra parte Leonardo ha Luisa che lo vuole ancora come il primo giorno e alla quale lui non riesce a negare nulla.
Fatto sta però che da un momento all’altro è stata certa, assolutamente certa, di non essere più la sola donna presente nella sua vita.
Patrizio Pacioni usa uno stile scorrevole ma avvolgente. Le sue capacità narrative non si esauriscono nella semplice descrizione degli eventi e degli intrighi tinti di giallo e di mistero ma si popolano di espressioni e di immagini evocative e pregnanti in grado di comunicare al lettore cosa davvero si nasconde nell’anima e nella mente di ciascun personaggio.

L’amore e la passione, la carnalità delle sue figure saltano subito all’occhio, così come le trappole, il male che gioca le sue carte e il dissidio morale dei personaggi coinvolti in un giro di inganni e di sopraffazioni.
Dalla pistola, puntata esattamente al centro del petto del commissario, sta per partire un proiettile che gli bucherà il cuore o, bene che vada, l’addome o un polmone.
Nel secondo racconto, Cardona e il suonatore di campane, ancora una volta il lettore guarda il commissario molto da vicino, attraverso gli occhi della moglie che sembra quasi adorarlo.
Il suo sguardo scorre lungo i solidi pettorali, il ventre piatto, le gambe muscolose: beh, è un uomo niente male, il suo.“Peccato solo per quella bocca perennemente corrucciata, assolutamente desueta al sorriso, che finisce per inasprire irrimediabilmente i lineamenti” pensa, tornando velocemente a risalire il corpo.Fino a incontrare gli occhi.
L’uomo appare vigile, impettito, con una personalità forte e determinata, poco incline alla delicatezza e alla tenerezza ma in grado di trasmettere emozioni e sensazioni che ti restano addosso. Lei non sembra poter rinunciare a lui nonostante sappia che c’è qualcun’altra. Tutto questo non cambia e non smuove il suo desiderio.
E fiumi di passione talmente intensa, talmente profonda, talmente oscura, da metterla sovente a disagio. Una corrente che però, da qual- che anno, sembra essersi alquanto placata, riprendendo a scorrere con l’antico impeto solo a tratti: un torrente nella stagione secca, tumultuosamente rianimato, in certe occasioni, da improvvisi temporali estivi. In questo secondo racconto Cardona è alle prese con un omicidio piuttosto classico: la morte del parroco del paese.
Ma chi è il suonatore di campane? E’ proprio l’assassino.
L’indagine non sarà così semplice come appare soprattutto perché personaggi apparentemente innocenti avranno molto a che fare con una storia che cela inquietanti segreti.

Anche qui il commissario si confronta con Diana e ancora una volta emerge la particolarità del loro rapporto basato molto sul gioco e sulla complicità.
Patrizio Pacioni scrive in modo piacevole e cattura l’attenzione con uno schema narrativo immediato e che non si perde in banalità inutili. La prontezza e la freschezza della scrittura conquistano il lettore e lo avvicinano in modo naturale e spontaneo, alimentando la curiosità fino alla fine. Le personalità dei protagonisti sono espresse in modo completo e diretto. La figura centrale di Cardona è il fiore all’occhiello di tutti i racconti che acquistano consistenza, interesse e vigore proprio grazie al carattere passionale ma fermo e deciso dell’uomo che non a caso viene soprannominato il leone.

Intrighi e misteri, sangue e rivendicazioni, apparenze e verità, tutto si concentra in queste pagine che accompagnano il lettore in una narrazione avvincente che non manca di ironia e di battute che colorano l’aria di sorrisi ma anche di ombre, rispettando alla perfezione lo stile tipico di questo genere di racconti che non deludono.



Salve Patrizio, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuto!

Patrizio Pacioni
1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

Scrivo praticamente… da sempre. O meglio, ricordo di avere cominciato a farlo non appena qualcuno mi mise una matita in mano. All’inizio raccontai storie prima a me stesso, proseguendo fin quando non mi risultò troppo difficile tenerle dentro. Poi cercai il mio primo pubblico in chi stava vicino, in famiglia e a scuola. Mi piace pensare che le storie, in me, sono come il petrolio: sono lì che aspettano di zampillare fuori… e non credo che il “giacimento” possa esaurirsi troppo presto!

2 - Cosa rappresentano per lei questi racconti? A cosa si è ispirato per scriverli?

Alla vita, semplicemente. Che è cambiata molto, nel corso dei secoli. Una volta un narratore doveva cercare di arricchire la realtà con la propria fantasia. Ora, invece, al cospetto di ritmi sempre più sincopati e di eccessi che superano in continuazione se stessi, credo che la vera sfida per uno scrittore sia quella di riuscire a raccontare con sufficiente approssimazione, nella fiction, gli accadimenti pazzeschi che ogni giorno si succedono nel mondo, nelle strade e anche nel chiuso delle case, al riparo da occhi indiscreti. 

3 - In cauda venenum racconta di un luogo fumoso ed oscuro, dove avvengono vicende intricate e si muovono personaggi che non sono modelli di onestà e moralità. Quali sono i temi, gli argomenti, i sensi più nascosti che si celano dietro queste trame?

Non so se il diavolo esista realmente. Quel che so di certo, però, è che esiste il Male. Quello con la M maiuscola, una specie di respiro oscuro che, continuamente, cerca di corrompere gli orientamenti e i comportamenti di uomini e donne. La tentazione di avere tutto, e di averlo nel minor tempo e con la minore fatica possibili. L’invidia per ciò che possiedono gli altri. La mormorazione, vale a dire quel sordo rancore che nasce dalla consapevolezza dei propri errori non emendata dalla volontà di riscatto. Di questo io racconto, facendone un concentrato nelle buie strade di Monteselva: di quella spietata lotta interiore ed esteriore che si combatte ogni giorno tra le buone inclinazioni (che pure esistono, grazie a Dio) e l’atavica attrattiva del buio.

4 –Qual è il messaggio o i messaggi che i lettori dovrebbero cogliere?

Sono da sempre convinto che, per uno scrittore,  “trasmettere messaggi” ai propri lettori non rappresenti un obbligo (quanto a questo attribuisco un grande valore anche alla letteratura di evasione, se davvero buona) ma, semplicemente, qualcosa d’inevitabile. Nel momento in cui si mette in circolazione un testo che migliaia di altre persone potranno conoscere e assimilare, automaticamente ci si carica di una grande responsabilità. Vedo il libro come una zolletta sulla quale, grazie alla dolcezza zuccherosa di una trama attraente e ben congegnata e di una scrittura di buona qualità, si possono mascherare sapori ben più aspri e amari: che siano medicine, oppure veleni, sta all’autore deciderlo. Per quanto mi riguarda mi sono servito dei miei romanzi per trattare temi che mi stanno particolarmente a cuore: dal ripudio di ogni tipo di violenza (in specie quella vilmente esercitata sui soggetti più deboli) e discriminazione, a spunti di giustizia sociale e civile e all’eterno dilemma tra integrazione e integralismo. Proprio a partire da “In cauda venenum” (dove viene affrontato con forza il tema della pedofilia e delle sue devastanti conseguenze) questo processo è destinato a estendersi più compiutamente anche alle prossime indagini del commissario Cardona.

5 – A cosa si è ispirato per il personaggio di Leonardo Cardona?

A me stesso. Cardona, a ben vedere, è un coacervo delle (poche) virtù e dei (molti) vizi che mi riconosco, nonché degli aspetti della mia stessa personalità che più amo e di quelli che più detesto, in pratica di tutto ciò che vorrei e non vorrei essere. Facile immaginare, a questo punto, che tra me e il Commissario si sia instaurato un rapporto ambivalente intessuto di amore e odio. Di quelli destinati a durare di più nel tempo, a quanto mi dicono.

Patrizio Pacioni
6 – Qual è il personaggio che ama di più dei suoi racconti e quello che proprio non sopporta?

Confesso di provare una grandissima simpatia e un particolare affetto per l’agente Gaetano Gargiulo, il sempre disponibile e fedelissimo collaboratore di Cardona. Ciò che mi ha conquistato, in lui, è la ingenua e disarmante semplicità con la quale riesce ad affrontare anche le più spinose complessità della professione di poliziotto e le brutture del crimine. Sembra che possieda, beato lui!, un inesauribile flacone di diluente aromatizzato alla serenità; un ausilio che, in ogni occasione, gli consente di sciogliere senza fatica le acide incrostazioni che, giorno per giorno, aggrediscono la nostra vita e la nostra anima. Probabilmente, in lui, ho sublimato quel figlio maschio che non ho mai avuto: generoso, energico, a volte troppo irruento. Per quanto riguarda il settore “antipatie e incompatibilità di carattere”, invece, nessun dubbio: il sindaco di Monteselva, signor Alessio Tirabassi, omuncolo senza scrupoli né principi morali, arrogante, ignorante nell’anima, corrotto al limite del marciume, è proprio una di quelle brutte persone con le quali, nel reale non si vorrebbe mai avere a che fare. E invece, purtroppo, di tipi come lui ce ne sono in giro anche troppi.


7 - Cosa pensa del selfpublishing e della pubblicazione con una Casa Editrice?

Questa è una di quelle domande che, da sole, potrebbero riempire un’intera intervista. Siccome, in questo caso, così non è, cercherò di esprimermi il più sinteticamente possibile. Cominciamo con il dire che nel nostro amato Paese, popolato da scrittori più che da inventori e naviganti (e forse anche che da lettori), è cresciuta una sterpaglia di iniziative pseudo-editoriali e semi-dilettantistiche che hanno per scopo principale, se non unico, quello di creare un prodotto destinato unicamente e a caro prezzo agli sprovveduti che a esse si rivolgono. Stampatori mascherati da editori, insomma, che della qualità dei testi loro presentati si curano poco e niente. Con il risultato di ingenerare speranze infondate destinate, inevitabilmente a sfociare in amarissime disillusioni. Dall’altra parte c’è l’Editoria istituzionale: le sette (o giù di lì) sorelle che si spartiscono la commercializzazione della cultura scritta in Italia. Con loro c’è una garanzia di qualità del prodotto finale almeno decente  (anche se mi capita spesso di sorridere al pensiero che “un editing esasperato è quella pratica che fa di un cattivo libro un libro discreto e di un capolavoro -pure- un libro discreto” ). Peccato che, col passare del tempo, le suddette sorelle si siano per così dire ingessate su politiche di mero profitto, chiuse alla ricerca delle eccellenze e dell’autentiche novità. Così da produrre, fatte le debite eccezioni, un’omogeneizzazione dell’offerta letteraria intollerabilmente insipida, basata su scelte di nomi fatte più in ottica di prospettive promozionali che non di validità intrinseca della scrittura. Senza contare il “manuale Cencelli” letterario utilizzato per gli inviti ai Festival più prestigiosi in chiave meramente spartitoria, nonché l’assegnazione dei maggiori premi e riconoscimenti nazionali, che risulta ormai davvero indigeribile. Se un anno si afferma una pubblicazione Mondadori il successivo toccherà a Rizzoli, poi a Feltrinelli… e così via. Bisognerebbe trovare una via di mezzo, e qualche editore e qualche manifestazione (mi viene in mente Caffeina di Viterbo) potrebbero rappresentare una buona base di ripartenza. Sono sempre stato ottimista per natura, dunque… speriamo bene.

8 - Di che colore è il suo libro e se dovesse associarlo ad un odore, quale sarebbe?

Nero. Corredato dalla surreale e bellissima illustrazione del pittore-illustratore Gi Morandini, un autentico talento con il quale spero d’intraprendere un percorso comune: qualcosa che mi piace chiamare “Progetto Monteselva”, tanto per buttare un sassolino nello stagno. L’odore che associo a In cauda venenum, invece, è quello rilasciato dalla terra arida nell’imminenza di un temporale, con l’aria carica di minacciosa elettricità.

9 - Quali emozioni prova mentre scrive?

Quelle che provano i miei personaggi, in cui m’immedesimo totalmente. Assaporando quel privilegio divino di cui solo uno scrittore e il suo lettore possono godere: quello di vivere, oltre alla propria, tante altre vite.

10 – Chi è Patrizio Pacioni nella vita di tutti i giorni?

È un uomo curioso e con molti interessi. A volte mi viene da pensare che siano persino troppi. È uno che vive un’esistenza piena, spendendone però parte consistente a osservare ciò che lo circonda, ambienti e persone, e a prenderne nota, riponendo mozioni e sensazioni acquisite in un cassetto segreto, dove poterle andare a riprendere al momento giusto, quando si tratta di creare qualcosa di nuovo. È anche, infine, un uomo che ha imparato, a sue spese e (purtroppo) a spese anche di altri, quanto sia importante, direi essenziale, mitigare egoismo, narcisismo e voglia di apparire nell’ottica di un assoluto rispetto del prossimo. Non che ci riesca sempre, ahimé, perché certi difetti, col passare del tempo, trasmutano in tentazioni che, come tutte le tentazioni, risultano tenaci e irriducibili.

11 – Perché i lettori dovrebbero leggere le sue storie?

Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Io posso riportare alcuni positivi riscontri che ho ricevuto nel corso della mia lunga militanza letteraria: “la narrazione”, a quanto mi dicono, “è originale e ben congegnata e i personaggi appaiono ben delineati; la scrittura fluida rende gradevolmente scorrevole la lettura; nel corso della storia vengono toccati diversi registri narrativi, mantenendo però un costante equilibrio”. Trovo tutto ciò esagerato per uno come me che, più realisticamente, si considera un umile artigiano della parola. Non posso negare, però, che certi apprezzamenti sono carezze davvero dolci. Delle critiche (che pure arrivano numerose, com’è giusto che sia, e talvolta taglienti da fare male), invece, faccio tesoro, ma non mi chieda di diffonderle pubblicamente: non sono masochista. Non a questo punto, almeno.

12 – Le chiedo di lasciarci con una citazione estrapolata dai suoi racconti che vuole leggano i lettori.

Estrapolare una frase dal contesto di un romanzo può rappresentare un azzardo depistante. Se mi si consente, preferisco invece chiudere con il mio motto: “A writher is larger than life” . Perché è esattamente così che la vedo: uno scrittore non può limitarsi a percorrere esclusivamente i binari ordinari che propone ogni giorno l’esistenza. Deve andare oltre.

La distanza tra me e te di Lucrezia Scali Recensione

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Buon mercoledì! Grazie alla Newton Compton ho letto il nuovo romanzo di Lucrezia Scali intitolato La distanza tra me e te. Una storia d'amore che racconta ancora una volta dell'affetto per i  nostri amici a quattro zampe che però fa riflettere soprattutto per un aspetto in particolare: la virtualità. Argomento alquanto spinoso ma dannatamente attuale.


Titolo: La distanza tra me e te
Autore: Lucrezia Scali
Editore: Newton Compton
Genere: Romanzo
Pagine: 288
Prezzo: eBook 2,99 -  cartaceo 9,99
Uscita: 2016
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TRAMA


Isabel abita a Roma: poco socievole, precisa, abitudinaria, programma la sua vita nel dettaglio. Non sopporta le sorprese, non le piace cambiare i suoi piani all’ultimo momento e considera l’imprevisto un vero nemico. Andreas vive in un piccolo bilocale a Torino, dove gestisce l’officina del padre. Ama la compagnia degli altri, il rischio e l’avventura. Due mondi incompatibili, uniti solo da una comune passione: i cani. Entrambi ne hanno uno, a cui sono legatissimi. Ed è proprio quando li accompagnano a una gara, che Isabel e Andreas s’incontrano. O per meglio dire, si scontrano, perché l’impatto non è dei migliori. Quasi per gioco, i due prendono a scriversi su Facebook. Brevi messaggi conditi da ironia e frecciatine. Sarebbe tutto perfetto, se Isabel non fosse sposata e Andreas fidanzato...


















La distanza tra me e teè il secondo romanzo che leggo di Lucrezia Scali, una giovane autrice già molto apprezzata per lo stile semplice ma accattivante e per un amore spassionato per gli animali, in particolare i cani. Infatti proprio grazie a loro ha scritto due storie nelle quali sono proprio gli amici a quattro zampe ad avere un ruolo fondamentale nella nascita di intriganti storie d’amore che riescono a sfiorare la parte più tenera dei lettori.

Isabelè una donna bella e posata, vive con il marito Mattia che però solitamente è piuttosto distaccato e distante, nonostante ciò, è proprio l’uomo, grazie al suo tenore di vita, a permetterle di non lavorare e di dedicarsi interamente alle sue passioni, tra le quali spiccano la moda e soprattutto i cani. Isabel ha una cagnolina di nome Frida che le tiene compagnia e con la quale ama passare la maggior parte del suo tempo. Sarà proprio Frida che le permetterà di incontrare Andreas, un ragazzo che vive a Torino e che lavora nell’officina del padre. Anche lui non è totalmente libero. Da poco ha abbandonato il suo passato da playboy e ha deciso di costruire una relazione stabile con Regina, la sua fidanzata, cercando di limitare i propri istinti e i propri desideri di portare avanti solo storie di sesso, senza alcun impegno.

Galeotta fu una gara per cani, alla quale Frida e il cane di Andreas, Ulisse, peraltro della stessa razza, partecipano e fanno incontrare anzi scontrare i loro padroni.
La distanza a cui fa riferimento il titolo è senz’altro quella fisica, perché Isabel vive a Roma mentre Andreas a Torino ma è soprattutto mentale e persino caratteriale.
Era troppo? Ma chi si credeva di essere? Uno sbruffone, ecco cos’era. Forse era abituato ad avere a che fare con donne pronte a cascare ai suoi piedi? Tipi come lui dovevano uscire solo sotto libertà vigilata o a giorni alterni, come le targhe. Erano pericolosi.
I due protagonisti sono l’uno l’opposto dell’altra: la donna è fredda, distaccata, bella ma altolocata, ricca e spesso presuntuosa ed arrogante. L’uomo è forte e pieno di tatuaggi, energico, combattivo, ama il senso del pericolo e vuole vivere la vita fino in fondo. E’ soprattutto questo aspetto a cozzare tremendamente contro il carattere abitudinario di Isabel che programma qualsiasi cosa, persino il sesso.

E allora come si fa?
Come possono due mondi così diversi e lontani, incontrarsi?

Grazie a Facebook!Lucrezia Scali, oltre all’amore smisurato per gli animali che certamente i lettori apprezzeranno e che dona alla storia dolcezza e rispetto, in questo romanzo aggiunge un aspetto fondamentale ed estremamente attuale: la dimensione virtuale.
Ma che razza di stronzetta smorfiosa. Pensava di avere il mondo pronto a lucidare le sue scarpette di cristallo? O che un principe azzurro la conducesse nel suo regno? La colpa era della Disney e delle loro stupide favolette. Ogni volta che una donna ci paragona a quegli esseri in calzamaglia, da qualche parte del mondo la virilità di un uomo muore. Le conoscevo bene le tipe come lei, con la puzza sotto il naso e quell’aria da so tutto io.
A dispetto della lontananza, Isabel e Andreas parlano su Facebook ed è lì che iniziano veramente a conoscersi. Inizialmente i loro discorsi si concentrano sulle battute e su chiacchierate piuttosto ironiche e piene di frecciatine ma poi cominciano entrambi a sentire qualcosa di diverso l’uno per l’altra. I loro approcci cambiano, si fanno più profondi ed intensi e tutto diventa terribilmente innegabile: si piacciono, nonostante tutto e tutti.

Purtroppo però nulla è semplice per loro. Prima di tutto sono entrambi impegnati ma poi nessuno dei due vuole cedere all’attrazione seppur innegabile che scorre tra loro. Isabel non vuole accettare di sentirsi attratta da un uomo simile: selvatico, certo sexy e intrigante ma pur sempre rude e poco malleabile. Lo stesso equivale per Andreas che vede Isabel come una donna spocchiosa, impertinente, una che si crede la principessa delle fiabe e lui sa benissimo di non essere il principe azzurro di nessuno.

Lucrezia Scali ci diletta ancora una volta con una storia semplice ma scritta bene. Il suo stile è scorrevole, caratterizzato dall’immediatezza e dal realismo.
Leggendo le pagine si ha l’impressione perfetta di assistere a qualcosa di vero e di realistico, esattamente come quello a cui assistiamo ogni giorno. E’ impossibile non riflettere sulle argomentazioni che scaturiscono dal legame tra Isabel e Andreas. Una storia molto comune al giorno d’oggi e davanti alla quale noi per primi ci poniamo tante domane o per sentito dire o per aver vissuto tutto questo in prima persona.

La distanza tra me e teè una storia che possono leggere tutti. Un romanzo d’attualità e che esperimenta l’aspetto sociale e sentimentale legato al nostro momento storico. Ci si chiede se eravamo più distanti prima o adesso. Se quando non c’era la virtualità eravamo davvero più lontani di quanto lo siamo oggi oppure se, e me lo chiedo da tanto tempo, il mondo virtuale non abbia fatto altro che accentuare la distanza per un solo motivo: virtualità fin troppo spesso significa menzogna, bugia, significa nascondersi e dunque tutte queste maschere non fanno altro che creare distanza, camuffandosi in vicinanza e socialità.

E’ proprio questo l’aspetto che ho apprezzato di più di questo romanzo che spinge chi lo legge a riflettere non solo sull’amore ma anche su questo sentimento come si vive oggi e su tutte le emozioni, positive e negative, che lo accompagnano.

Uccidimi di Chiara Cilli Recensione

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Buon giovedì! Oggi vi parlo dell'ultimo romanzo intitolato Uccidimi, della serie Blood Bonds  di Chiara Cilli, dedicata al legame tra Aleksandra ed Henri, due protagonisti davvero inquietanti e particolari. Una serie che mi è piaciuta dall'inizio alla fine e di cui ho apprezzato soprattutto il finale. Curiosi? Leggete! 



Titolo: Uccidimi
Autore: Chiara Cilli
Editore: Selfpublishing
Genere: Dark Romance
Pagine: 281
Prezzo: eBook 4,99 -  cartaceo 11.50
Uscita: Agosto 2016
Link acquisto 


TRAMA


Non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe finita così. Non avrei mai creduto che la mia vita sarebbe dipesa dalla sua. 

Ero pronta a morire per mano dell’uomo che mi aveva distrutto. Ero pronto a uccidere la donna che si era presa tutto me stesso. 

Ma la mia sofferenza non è ancora terminata. Ma me l’hanno portata via. 

Sta venendo a riprendermi, lo sento. Me la riprenderò, a qualsiasi costo. 

E questa volta non potrò fermarlo. E questa volta non fallirò. A meno che non sia io a ucciderlo. 


**Attenzione** Romanzo Dark Contemporaneo Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente, linguaggio forte e rapporti sessuali di dubbio consenso o non consensuali. Non adatto a persone sensibili al dolore e alla schiavitù.


















E siamo arrivati al tanto agognato finale. Anche questa storia si è conclusa, la storia tra Aleksandra ed Henri, protagonisti di una trilogia Dark che ha da sempre lasciato troppo poco spazio alle ciance e ai sentimenti eppure c’è stato qualcosa, una piccola scintilla luminosa ad intermittenza che ha fatto trapelare un legame impossibile da definire usando le parole comuni. Un rapporto atavico, primordiale, mitico nella sua essenza viscerale, in combutta costante con il destino, incapace di raddirizzarlo, persino di umanizzarlo.
Lui mi fa desiderare cose che non dovrei. Mi riversa addosso emozioni che non posso gestire.
E allora chi muove davvero i fili che compongono la storia di questi due personaggi così atipici, assolutamente originali ed inquietanti?

Non credo sia Chiara Cilli. No, non basta. Ci sono storie che hanno un’anima ancora prima di essere scritte. Ci sono storie che aleggiano nell’aria e che aspettano soltanto di essere guardate, riconosciute e poi immortalate.

La lotta tra Aleksandra ed Henri continua fino all’ultimo anche adesso che sono stati separati, anche ora che lui lotta per riprendersi la sua donna e lei viene torturata affinchè si convinca che la sua vita d’ora in avanti avrà un unico scopo: uccidere Henri Lamaze, il mostro che le ha distrutto la vita.
Ma cosa significa esattamente distruggere?
«Credo che tu non abbia capito bene. Ti sto offrendo la possibilità di uccidere il figlio di puttana che ti ha stuprato, picchiato e lasciato alla mercé dei suoi animali»…«Ti sto dando la possibilità di prenderti la vita dell’uomo che ha distrutto la tua. »
Ci sono persone, esistono vite per le quali non vale la pena respirare se non sentendo la fiamma lambire la pelle e rischiare di bruciarsi. Ci sono anime che attraverso la distruzione, sopravvivono, avvertendo dentro di sé quel fuoco ardere come un miracolo, come qualcosa di sacro.

Henri ed Aleksandra sono anime che vagano alla ricerca di una stabilità che in realtà non potrà mai soddisfarli.
Anche da lontano, anche quando pensano a come uccidere l’altro, non possono fare a meno di avvertire quel richiamo strano e sconosciuto, senza nome e che arriva dall’abisso dell’incoscienza.
Lui è… fuoco… Gli basta uno sguardo per farmi a pezzi, e ancora non l’ha capito. Non capisce che non ha bisogno di togliermi la vita, per uccidermi davvero. Deve solo guardarmi in quel modo. Il nostro modo.
Un legame che li spinge l’uno nelle braccia dell’altra o l’uno contro l’altra, basta che sia pelle, basta che sia sangue, basta che sia alito vitale.
L’autrice è molto brava nel rendere sempre molto approfondito l’aspetto psicologico dei personaggi. Ci scava a fondo, ci infila le mani, afferra, tasta, stringe qualsiasi organo, facendo a pezzi il cuore.
Anche questo ultimo capitolo si conferma ben scritto, ricco di suspense, di angoscia, di ansia e malinconia. Un’emozione così struggente che non può rendere questo legame romantico come vorrebbero le lettrici più sognanti.
Il rapporto tra Henri e Aleksandra è sbagliato, è deleterio, è infausto. Si nutre del male e del dolore, del corpo e delle sue ferite per spezzare la mente e ogni sua volontà. Non è amore, è ossessione, è distruzione, è morte.
Sono entrato troppo in profondità. Scorro 


Eppure qualcosa di simile all’amore apparirà e lascerà un attimo sorpresi da tale azzardo ma nello stesso tempo il lettore più attento comprenderà che è solo un sentimento guardato attraverso una prospettiva comune e banalmente accettata ed accettabile. Chi ha compreso il vero senso che intercorre tra le loro anime, capirà anche che non esiste alcuna possibilità di sopravvivere insieme per nessuno dei due.

Il richiamo ancestrale esige morte e condanna. Se c’è una qualche forma di salvezza deve essere riconducibile alla distanza perché la vicinanza segnerebbe la distruzione più totale.
E allora se esiste una qualche possibilità di salvarci dalla morte, l’unica alternativa resta la solitudine. Una morte diversa, probabilmente, una morte forse, peggiore.
Ho apprezzato moltissimo il finale che l’autrice ha voluto dare alla storia. Ritengo la sua scelta molto intelligente e in linea perfetta con l’intera narrazione.

Traendo le somme, non ho mai fatto i salti mortali per il personaggio di Aleksandra e in questo ultimo capitolo ho avuto conferma della sua fragilità  e della sua debolezza. E’ Henri che decide le sorti di entrambi e lo fa nell’unico modo possibile, nell’unico modo plausibile. Un modo che lascerà cadaveri di emozioni dietro di sé, lascerà scontenti e silenzi. Un modo che non tutti apprezzeranno ma che dona a questa serie di romanzi credibilità e valore.
Qualsiasi altra scelta avrebbe tolto senso a tutto. La storia di Henri ed Aleksandra aveva un unico esito per me. L’ho intravisto fin dalla prima lettura, fin dalla prima parola. Perché?


Perché la vera appartenenza si misura molto più nel dolore e nella distruzione che nella felicità. Aleksandra e Henri hanno dimostrato cosa vuol dire appartenersi fino a distruggersi. La loro bellezza resterà intatta e ne sono felice. Non nascondo che sarei rimasta molto delusa se fosse andata diversamente ma Chiara Cilli ha dimostrato ancora una volta di sapere il fatto suo ed io la considero una delle più promettenti scrittrici self italiane, anzi la più promettente.

Nuova uscita Fanucci: Sei ore e ventitrè minuti di Domitilla Shaula Di Pietro

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Un romanzo che racconta la violenza sulle donne, un libro che denuncia l’inadeguatezza sociale, la lentezza e i limiti della giustizia. E come sia facile spezzare la vita delle famiglie. Perché non sempre quello che sembra destinato a essere più rassicurante, è ciò che ci rende più forti e profondi. E perché bisogna avere il coraggio di denunciare, sempre.
Con l'abile tecnica narrativa dello sliding door, Domitilla Shaula Di Pietro racconta la sua drammatica storia, una violenza subita anni fa per una notte intera, per sei ore e ventitré minuti.

TRAMA

Settembre, è notte nella campagna toscana.
Frida è irrequieta e ha voglia di camminare. Si sente sicura, conosce quei luoghi e non ha paura. Afferra uno scialle mentre il cellulare le sta squillando, non se ne accorge ed esce. Pochi passi, un rumore di foglie calpestate, e Frida viene afferrata da dietro, trascinata in un casolare, legata a un letto per sei ore e ventitré minuti. Se urla, l’ammazza, se non fa come dice lui, aumenta il dolore. L’unico modo per sopravvivere è isolare la mente e volare lontano dove non c’è traccia di tutto quel sangue... Cosa sarebbe successo se avesse risposto al telefono? Quale destino le avrebbe riservato il futuro? Avrebbe evitato l’orrore di quella notte che l’ha segnata per sempre?

Un romanzo che racconta il dolore fisico e la profanazione mentale, la morte del cuore e la sua resurrezione, ipotizzando anche un’altra vita, fatta di sogni e problemi quotidiani; perché non sempre quello che sembra destinato a essere più rassicurante, è ciò che ci rende più forti e profondi.

Perché bisogna avere il coraggio di denunciare, sempre.

da giovedì 29 settembre
in ebook, €4.99
in libreria, €14.90


Domitilla Shaula Di Pietro è nata e cresciuta a Roma. Si sposa poco più che ventenne e dedica la sua vita ai figli. A quarant’anni diventa pittrice quasi per caso, riscuotendo fin da subito un buon successo. Dopo due sceneggiature scritte per il cinema, Sei ore e ventitré minuti è il suo primo romanzo.

La notte più buia di Monika Held Recensione

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Buon venerdì! La notte più buia di Monika Held, edito Neri Pozza è un romanzo sull'Olocausto basato su un racconto che valica i confini della Storia per addentrarsi nelle più oscure cavità dell'animo umano. Un amore, una fiducia, una speranza. Oltre tutto il dolore, oltre tutto il Male.



Titolo: La notte più buia
Autore: Monika Held
Editore: Beat
Genere: Romanzo
Pagine: 288
Prezzo: 9,00
Uscita: 2016
È il 5 giugno 1964, un torrido venerdì d’estate, quando Lena incontra per la prima volta Heiner Rosseck all’interno del tribunale di Francoforte. Terminate le ultime traduzioni e lasciato il suo angusto ufficio senza finestre, stava per guadagnare l’uscita, con il pensiero rivolto già a come svagarsi ‒ una nuotata all’aperto, un film al cinema, un bicchiere di vino, magari ‒, quando lo ha scorto: un uomo alto e smagrito sul punto di scivolare a terra lungo una parete. Il tempo di sorreggerlo e di chiedergli «Sta bene?» che ha appreso la sua drammatica storia. Heiner Rosseck da Vienna, giunto nelle fredde aule del tribunale di Francoforte per testimoniare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz in cui è stato prigioniero. Rosseck, il sopravvissuto, appena sottoposto a un estenuante interrogatorio sul ruolo, le responsabilità e le azioni di due imputati, Kehr e Kaduk, i peggiori aguzzini del campo di prigionia. «Dove è successo, signor Rosseck? In quale giorno? Da che distanza ha assistito all’esecuzione? Ricorda se pioveva? Se c’era la neve?» Riandare a quei terribili giorni significa, per Heiner, riaprire ferite atroci e mai rimarginate. Ma il problema non è questo. Il problema è rispondere con precisione, con lucidità, senza tradire la memoria, senza contraddirsi. Come può, tuttavia, restituire con freddezza la notte buia che ha vissuto? E riportare alla parola lo sterminato orrore che ha visto? Come può, infine, farsi capire se lui parla una lingua diversa dagli altri, una lingua in cui «rampa» non è un innocuo, semplice oggetto di metallo, ma lo scivolo su cui i corpi vengono trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la bocca dell’inferno, e in cui la parola «selezionato» indica che è il momento di dire addio al compagno di branda? Quando, al cinquantesimo giorno di interrogatori, Heiner cede alle lacrime, il processo viene sospeso. L’uomo vorrebbe tornare a Vienna, lontano da chi lo accusa di essere prigioniero del passato, ma Lena ha intravisto in lui qualcosa di speciale, e non vuole abbandonarlo. Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre più, fino a riportarli in Polonia, nei luoghi in cui l’orrore ha avuto inizio, e dove Lena capirà che sta a lei scacciare le ombre che gravitano su Heiner e ricordargli che l’esistenza concede sempre una possibilità per ricominciare daccapo. Con un romanzo dalla trama coinvolgente e dalla scrittura impeccabile, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e «riesce a mostrare un lato inedito della Shoah» (Kölner Stadt-Anzeiger). Il risultato è una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme; un viaggio liberatorio che è tale proprio perché non volta le spalle alla memoria.

















La notte più buiaè poesia e sangue, carne e memoria. Ricordi di dolori e pezzi di pelle strappati che danno voce al vento. Ancora una volta un libro sull’Olocausto, ancora una volta il racconto di un’esperienza che fa del male, di quel Male, una certezza così soffocante da non avere mai fine.
Non esiste fine per quei crimini, non esiste redenzione per quegli assassini che hanno giudicato, condannato e ucciso anime innocenti senza un briciolo di vergogna.

Il rumore della Storia che corre, scalpita, grida attraverso queste pagine è assordante, è dannatamente crudele e feroce, è straziante.
Al di sotto di esso scorre sottile il mormorio di un legame d’amore che inizia in modo timoroso e che s’impone per forza e per coraggio.
I carnefici, signori giudici, erano giovani e ambiziosi. Volevano fare bene il loro lavoro, quale che fosse. Si comportavano da impiegati, avevano fame di encomi e carriera. Il più pericoloso non è il sadico. Il più pericoloso è l’uomo qualunque.
Perché questo romanzo è colmo di audacia e di trepidazione.
Lena, traduttrice tedesca ed Heiner, uomo testimone dell’Olocausto e della prigionia disumana di quegli anni, sono i protagonisti di una storia che valica i confini del semplice racconto logico e razionale per avvolgere chi legge in un’atmosfera che appare senza tempo, come se tutto quel martirio e quel dolore avvenisse ancora e tristemente davanti ai nostri occhi.

Heiner è pieno di ossessioni e di fobie. I suoi racconti dei momenti più terribili della sua vita echeggiano come passi di morte all’interno del tribunale di Francoforte dove parte della vicenda è ambientata. La sua memoria è inceppata, la sua vita non riesce ad andare oltre. Per lui ormai sembra impossibile vivere senza pensare ogni santo giorno a ciò che ha passato, ha vissuto, ha affrontato. Sulla sua pelle scorre ancora indegno e sporco, il male che gli hanno inflitto ma non solo quello.
Voi ascoltate le nostre storie. Le mettete agli atti. Raggiungono la vostra ragione. Raggiungono la vostra intelligenza. Forse la vostra fantasia. Eppure non siete più vicini a noi di un millimetro rispetto a prima del processo. Fra la vostra immaginazione e la nostra esperienza non ci sono punti di contatto.
La grandezza del suo personaggio consiste nel dolore che si porta sulle spalle. Il dolore di ogni singola persona che ha incontrato e che ha sofferto come o più di lui. Di tutte le torture, i rifiuti, la violenza e le uccisioni a cui ha assistito e che hanno fatto gridare persino gli angeli nel cielo. Il problema è che attraverso storie come queste, storie ancora attuali, storie che non possono essere dimenticate, ti rendi conto che gli angeli veri non stanno in Paradiso, al sicuro e protetti. Non stanno tra le nuvole, in un cielo così azzurro da essere irreale. Gli angeli stanno sulla terra, gli angeli vengono assaliti, sporcati, defraudati. Gli angeli siamo noi, sono loro, tutti quelli che subiscono ingiustizie, tutti quei morti, tutti quei bambini bruciati senza voce.
Se nessuno avrebbe potuto distinguere i volti degli aguzzini da quelli delle vittime, lui la differenza la vedeva, Era negli occhi. Gli occhi dei suoi compagni, anche quando ridevano, erano di una tristezza profonda, come sono solo quelli di chi è stato costretto a vedere più di quanto può sopportare. E dietro stava come un segno indelebile la paura da morire, che non aveva niente a che fare con la normale paura di morire.
Heiner è tragico, drammatico, spezzato. La sua vita non ha più senso, egli sopravvive solo per i suoi ricordi, per gli amici con cui ha vissuto quelle atrocità e la sua unica giustizia consiste in quel raccontare dilaniante e raccapricciante. I dettagli con cui le sue storie vengono fuori, sono agghiaccianti. Ogni singolo momento è un colpo, una violenza, una botta, un livido per chi legge, per chi pensa che esista ancora un Dio da qualche parte che possa proteggere.

L’Olocausto non dovrebbe mai smettere di essere raccontato, invocato, processato. Ricordato. Perché poi, c’è la speranza. La speranza dell’amore, dell’affetto, soprattutto della fiducia. Lena ama Heiner, comprende quanto quell’uomo sia distrutto e quanto abbia bisogno di fidarsi di qualcuno per andare avanti, per ricominciare a vivere.
Il loro legame crescerà con il tempo e diventerà sempre più profondo, sempre più vicino, più struggente.
Forte come una pietra che non può essere scalfita, potente e rassicurante, perché Heiner ha bisogno di imparare a credere ancora. Credere in qualcosa che non sia soltanto memoria e passato.

La notte più buiaè un romanzo pieno di poesia e di amore. E’ bello poter leggere una storia che non dimentica la parte peggiore di se stessa e allo stesso tempo è capace di regalarti anche il meglio. In un mondo in cui è l’uomo a fare del male all’uomo, è proprio nel legame solidale e profondo che si può ancora creare tra due esseri umani che c’è la cura alla malattia più grande: l’odio.
E’ come dire che esiste la malattia e la sua cura nello stesso punto: l’animo umano.
E’ l’umanità ad essere salvatore e carnefice di se stesso, veleno e cura, malattia e guarigione.

Emozioni e sentimenti imponenti, dai più efferati a quelli più delicati e soffusi. Esiste la vergogna e la colpa, il peccato e l’innocenza. Esiste tutto in questo romanzo, e tutto è necessario.
Consiglio la lettura di La notte più buia a tutti. Un romanzo che va letto, che bisogna leggere e di cui tutti abbiamo bisogno di conoscere la potenza, l’accoglienza e il perdono.

Rubrica Made in Italy: Come miele e neve di Siro T. Winter Segnalazione

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Autore : Siro T. Winter
Grafica Cover: Winterly Graphics - Covers&Design
Titolo: Come miele e neve
Casa Editrice: Self publishing
Genere: Romanzo
Biografia e opere: Prima esperienza nel campo del self.
Prezzo ebook: 1,99
Cartaceo: 15,60



«Perché batte il cuore?» È questa la domanda che Lucia “Lou” Zarda, trent’anni, si è posta per tutta la vita. Ferita e delusa dopo la fine della storia decennale con Andrea Marini, Lou vive nel suo mondo fatto di colori e tele e di lunghe passeggiate solitarie fino alla spiaggetta che guarda al parco di Seurasaari di Helsinki, divisa tra il lavoro al Museo d’arte contemporanea e il bozzolo sicuro della sua piccola casa. L’incontro inaspettato con il musicista che vive a pochi passi da lei, l’affascinante e misterioso Vilhelmi Niemi e i suoi verdi occhi di giada getterà mille dubbi su Lou, investendola con un turbinio di nuove emozioni, incertezze e speranze. La voglia di lasciarsi andare si scontra con l’antica paura di non essere abbastanza. Scappare o restare rischiando di essere ferita di nuovo? Lasciarsi amare o rifugiarsi nella solitudine rassicurante? Un susseguirsi di eventi inaspettati spingerà Lou a compiere una scelta che potrebbe cambiarle per sempre la vita. Anni dopo, il destino porterà nuovamente Lou ad Helsinki, nella terra che l’ha adottata e nella quale si sente a casa, la fredda e magica Finlandia con le sue aurore boreali e il sole di mezzanotte, dov’ è sempre stato il suo cuore. Il ricordo di Vilhelmi, di colui che ha amato profondamente, non l’ha mai lasciata, tormentandola anche nei sogni. Forse le loro strade si incroceranno ancora una volta e Lou troverà la risposta alla sua domanda. ​ ​  ​


NB: la versione cartacea contiene quattro pov dal punto di vista maschile e presenta una cover diversa dalla versione digitale. 



Calendar Girl. Luglio, Agosto e Settembre di Audrey Carlan Recensione

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Buon inizio settimana! Calendar Girl. Luglio, Agosto, Settembre di Audrey Carlan edito Mondadori è il terzo romanzo della saga dedicata a Mia Sanders  che leggo e anche questa volta sono rimasta piacevolmente colpita dai colpi di scena e dalle sorprese che la nostra protagonista deve affrontare. La lettura è migliorata di volta in volta e l'attesa per il capitolo finale diventa ancora più carica di curiosità e di aspettativa!



Titolo: Calendar Girl Vol. 3
Autore: Audrey Carlan
Editore: Mondadori
Genere: Erotico
Pagine: 354
Prezzo: 17,90 eBook 9,00
Uscita: 2016
Link acquisto 


TRAMA


"Mi ero ripresa la mia vita, contenta delle mie decisioni, di quel che stavo facendo e di quello che mi riservava il futuro. Le possibilità erano infinite, soprattutto se immaginavo il mio surfista in costume da bagno che mi invitava a tuffarmi nella distesa infinita del Pacifico. Era ora di tornare a casa... almeno per un po'." Dopo un mese a Miami al fianco di Anton Santiago, l'astro nascente dell'hip-hop, per Mia è arrivato il momento di passare un po' di tempo con Wes, e trovare finalmente il coraggio di dare un nome a quel filo che li ha tenuti uniti in tutti questi mesi. Di aprire le porte all'amore e riprendere il suo viaggio forte di un legame nuovo, di un uomo che desidera essere il suo presente e il suo futuro. Ma quello che Mia non sa è che Maxwell Cunningham, il proprietario dell'industria petrolifera Cunningham Oil & Gas, che la sta aspettando in Texas, è destinato a cambiare completamente le carte in tavola. Ha in serbo per lei rivelazioni che la costringeranno a rimettere in gioco tutto, a rivedere completamente il suo passato e quello di tutta la sua famiglia. La madre di Mia, che aveva abbandonato lei e sua sorella molti anni prima, aveva tenuto loro nascosto un segreto enorme, la cui forza esplosiva è destinata a colpire tutti, anche Wes...


















Il terzo volume di Calendar Girl che abbraccia i mesi di Luglio, Agosto e Settembre, è un romanzo molto diverso dai precedenti e soprattutto dal primo.

L’autrice cambia le carte in tavola apportando un’evoluzione estremamente positiva sia del carattere e della personalità di Mia, la protagonista, sia del suo modo di relazionarsi agli altri.

Ancora tre uomini a tenerle compagnia, ancora tre viaggi, ancora tre città diverse che le riempiranno gli occhi e le tasche di soldi ma anche un’innata voglia di speranza e di amore.
Mia è un personaggio molto particolare. Una rappresentante un po’ diversa della femminilità odierna. Una creatura letteraria che hanno criticato da più parti essendo effettivamente una escort, anche se in un modo lontano dai soliti clichè. Certo, tirando le somme, la sostanza non cambia, anche se la forma può essere diversa. In ogni caso il primo romanzo era stato giudicato molto male, soprattutto per chi aveva occhi solo per guardare l’aspetto sessuale e superficiale di Mia che saltava da un letto ad un altro. 
Cover originale

Beh, la situazione adesso, dopo molto tempo, è davvero differente.

Il gioco degli uomini non cambia, né gli spostamenti, ma cambiano i rapporti e i sentimenti.
Mia si sente sempre più legata a Wes, il primo uomo del suo incarico di escort e l’unico che sia realmente rimasto nei suoi pensieri. L’uomo perfetto, romantico e forte, autoritario e dolce, il protagonista maschile che farebbe innamorare qualsiasi lettrice.
Poi lo guardai negli occhi e capii che la risposta che stavo per dare era molto importante per lui. ‘Ero tua a gennaio, Wes’, dissi, affannata, la voce piena di emozione. ‘Non volevo crederci. Ho cercato di negarlo, Di chiuderlo in una scatola e di nasconderla in soffitta, dove nessuno l’avrebbe trovata. Nemmeno io. Certo non tu. Ma queste cose prima o poi saltano fuori. E sono felice che sia successo.’
Purtroppo fino a questo momento il loro legame, pur sopravvivendo alla lontananza e al lavoro di Mia, non aveva subito grandi mutamenti, né sembrava aver acquistato molta profondità e sicurezza ma dopo l’ultimo episodio subito da Mia nel volume precedente, le cose cambiano, per tutti.
La violenza subito a causa del figlio di un suo cliente, porta Mia ad avere non poche difficoltà nel rapportarsi agli uomini e soprattutto nel farsi sfiorare.
L’unico in grado di aiutarla a riconquistare fiducia e ad approcciarsi nuovamente al sesso e alla sensualità nel modo giusto e più naturale possibile è soltanto Wes. E chi altri?

Non poteva che essere lui, l’uomo di cui Mia si sta lentamente innamorando, in modo inconsapevole ed anche illogico. Un uomo che non ha mai lasciato la sua mente e i suoi pensieri e che con la sua presenza intensa e toccante, è riuscito a rubarle il cuore.

La giovane donna si ritrova ad amarlo senza neanche volerlo e a desiderarlo come non è mai accaduto prima.
Anche in questo terzo volume, Mia incontrerà altri uomini per i quali però si comporterà come un’amica molto fidata o addirittura una sorella, senza mai andare oltre perché ormai il suo rapporto con Wes si sta piano piano trasformando in una vera e propria storia d’amore.

Mia è un personaggio a tutto tondo. Di lei abbiamo conosciuto tutto, il bello ed il cattivo tempo. Abbiamo scoperto ciò che la fa ridere e divertire, la sua parte più riflessiva e filosofica e soprattutto il suo modo di concepire il sesso e l’amore. E’ una donna completa, generosa e disponibile che è riuscita in tutti questi mesi ad aiutare tante persone che poi non l’hanno abbandonata.
Ecco allora che viene fuori un altro aspetto interessante di questa saga: i valori dell’amicizia e della famiglia, perché non dimentichiamoci che Mia accetta questo lavoro per salvare il padre dai debiti di gioco.

Oltretutto il padre è anche in coma e questo pensiero oscura continuamente la mente e l’anima della donna che vive costantemente una sorta di inquietudine di fondo che non le permette mai di lasciarsi andare completamente.
Audrey Carlan ha caratterizzato Mia in modo sempre crescente, evitando clichè e delusioni e lanciandosi in una sorta di gara con se stessa che ha condotto il lettore verso una storia che non è peggiorata ma che ha acquistato sempre di più spessore ed interesse.

Il viaggio resta il tema fondamentale accompagnato dalla scoperta di se stessi e degli altri. C’era da aspettarselo che il punto focale della saga fosse l’evoluzione dei personaggi e non certamente la staticità.
Sentirlo dire che erano la mia famiglia fu un colpo al cuore. Non avevo diritto di tenere per me tutti i miei problemi. C’erano delle persone che mi volevano bene davvero, come io volevo bene a loro. Era ora di iniziare ad affidarmi di più, se non fisicamente, almeno emotivamente.
Mia conquista gli altri e acquista cambiamenti e trasformazioni importanti soprattutto per se stessa. Una rivelazione sconvolgente che riguarda la sua vita e sua sorella la colpiranno nel profondo segnandola per sempre.
Questo terzo volume è molto più ricco di accadimenti, di sorprese e di colpi di scena, evitando al lettore qualsisia tipo di noia o di ripetizione.
Allarme rosso per le bollenti scene di sesso che in questo terzo libro non si risparmiano!

Calendar Girlè una saga che continua ad essere improntata sulla libertà di essere se stessi e sulla voglia di assaporare la vita, di mettersi alla prova e di rischiare anche per non rimanere intrappolati in una sequenza sbiadita di rimpianti.

La nostra Mia è pronta per affrontare il suo ultimo viaggio, quello definitivo, quello che, a questo punto e a dispetto di ogni previsione, diventa quello più atteso proprio grazie alla bravura dell’autrice di portare la storia verso un finale che si prospetta brillante ed accattivante. Intrigo e mistero sono gli elementi forza di questa storia che non disdegna una buona dose di sensualità, tutte doti che insieme vanno ad impreziosire un viaggio tutto al femminile alla scoperta della propria essenza e della propria peculiarità.



Quando eravamo immortali di Charlotte Roth Recensione

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Buon martedì! Grazie alla Sperling&Kupfer ho letto Quando eravamo immortali di Charlotte Roth. Una storia che mi ha letteralmente folgorato dal titolo. Mi ha subito trasmesso qualcosa ancor prima di leggerlo. Un senso di appartenenza, di forza e di coraggio. Una storia che di certo non mi ha deluso e che consiglio per tanti motivi. 


Titolo: Quando eravamo immortali
Autore: Charlotte Roth
Editore: Sperling&Kupfer
Genere: Romanzo
Pagine: 432
Prezzo: 18,90 eBook 9,90
Uscita: 2016
9 novembre 1989. «Non puoi perderti la notte più folle della tua vita»: è con queste parole che Alexandra si lascia trascinare fuori di casa dall'amica del cuore. Fosse stato per lei, se ne sarebbe rimasta tra quelle quattro mura anguste, insieme alla nonna che l'ha cresciuta, Momi, in mezzo alle poche cianfrusaglie che non bastano a svelare un lontano passato di cui la nonna è molto gelosa. Invece, in quella notte che sta per cambiare la Storia, Alex si ritrova catapultata nel cuore della vita, quella vita di cui, nei suoi ventitré anni, ha sempre avuto paura, senza sapersi spiegare il perché. Travolta dal mare di folla che si sta riversando da Berlino Est alla parte opposta della città, fino ad allora inaccessibile, Alex viene letteralmente spinta tra le braccia di un ragazzo dell'Ovest: Oliver. Con lui, scoprirà non solo un mondo dai confini più vasti, colorato da cibi sconosciuti, profumi stranieri, nomi dal suono irresistibile, ma scoprirà soprattutto per la prima volta l'amore, quello capace di infrangere ogni paura. Berlino, inizio Novecento. Giovanissima e coraggiosa, Paula si batte per i diritti delle donne e dei lavoratori. Condivide il sogno di un mondo nuovo e più giusto con Clemens, impegnato in politica. Credono di poter fare la Storia, ma il corso impetuoso della Storia non si lascerà fermare dall'amore e dagli ideali che li fanno sentire invincibili e immortali. In Paula e Clemens rivive l'entusiasmo di un'intera generazione dimenticata, che ha creduto nella libertà con tutta la forza incosciente dei vent'anni. A distanza di decenni, toccherà ad Alex e Oliver raccoglierne il testimone, ricucendo un antico legame spezzato e continuando il sogno di un mondo migliore.
















Quando eravamo immortali. Partiamo da questo titolo bellissimo. Un titolo che mi ha folgorato subito, all’istante, senza possibilità di via d’uscita. La trama è stato il passo successivo che mi ha condotto verso la lettura di questa storia, che a sensazione, già mi emozionava. Vi capita mai? A me raramente succede. Succede di leggere poche pagine e di sentire l’emozione scorrere subito, diretta, istantanea nelle vene e capire immediatamente che ho fatto la scelta giusta.

Charlotte Roth dipinge un quadro dai mille colori. Da quelli più sgargianti, entusiasti, solari, vividi e pulsanti fino a quelli scuri, bui, tenebrosi ed ottenebrati. Vita e morte, amore e guerra, famiglia e tradimento. Un romanzo pieno di memoria, di storia, di ricordi, stracolmo di cose da dire, agonizzante e pregno di sentimenti che si abbracciano al sangue e alla sofferenza.

Due storie, due momenti diversi, quattro protagonisti differenti che sono uniti da un filo invisibile che diventa sempre più spesso, sempre più presente, sempre più fatto di carne e anima.
Chi sostiene di non credere all’amore a prima vista non ha mai aspettato e non è mai stato disponibile. In mezzo al ponte due estranei si abbracciavano. Alex era tra le braccia di un estraneo e non si sentiva estranea. Stava ancora male, era bagnata fradicia e tremava di freddo. Eppure voleva stare là.
Siamo nel 1989 e Alexandraè una giovane ragazza come tante che sta per assistere ad un evento che ha segnato la Storia: la caduta del muro di Berlino. Una notte speciale, una notte in cui la folla è accaldata e strepitante, una notte in cui Alexandra vorrebbe fuggire perché ha paura di vivere, di affrontare quella realtà. Vorrebbe stare a casa, protetta e al sicuro, vorrebbe rimanere tra le cose che la fanno stare bene e invece si ritrovare tra le braccia della Storia che sta cambiando. Tragicamente, fortemente, ferocemente. Senza chiedere permesso, senza attenuare il proprio schiaffo. Una notte di follia e di stordimento. In quelle ore così strane e magiche si consuma anche un altro evento, un incontro, uno scontro che cambierà la sua vita: Oliver.

Un ragazzo così diverso da lei, un uomo dal quale dovrebbe stare lontano eppure è lui il segno, il fantasma in carne ed ossa che la lega al passato.
Precisamente ai primi del Novecento e alla storia di Paula e di Clemens. In un’epoca di lotta e ancora di guerra, di strazio e di distruzione.

Un’epoca in cui Paula combatte per i diritti delle donne e dei lavoratori quando la prima guerra mondiale sparge malcontento, fame, immoralità e degrado. Insieme a lei, Clemens, impegnato nella politica. Insieme formano un connubio di ideali così grande da essere persino troppo da sopportare per un pezzo di storia che è piena di vergogna e di indecenza.
Questa volta Paula non si unì alle risate perché ripensava a Clemens nudo steso al suo fianco, ai suoi singhiozzi nel sonno e al suo desiderio disperato di dimostrare qualcosa.
Alexandra e Oliver insieme a Paula e Clemens rappresentano i fili conduttori di questa storia che porta con sé la voce del tempo e di troppe cose, tutte insieme, tutte unite, in un unico canto di sopravvivenza e di commemorazione.
Lo stile dell’autrice è mirato, dettagliato, colmo di apprensione e di cura nel raccontare una vicenda che non si esaurisce in quella dei personaggi ma che va ad impreziosire la nostra memoria e tutto quel dolore e quella paura vissuti durante un’epoca di spargimento di sangue e di dignità.
Cover originale

Un’epoca senza senso, senza ribellione. Un’epoca di sottomissione alla potenza del sacrificio e della volontà di sottostare. La sua penna descrive alla perfezione, con enfasi e commozione, cosa è accaduto a quelle persone ma non solo in quel momento. Il vero significato del romanzo consiste nei segni indelebili che certe storie lasciano nelle anime delle persone. Gli strascichi nelle loro vite, i lividi delle loro ferite e sofferenze che sono arrivati fino a noi.
L’intensità di queste pagine è palpabile, allucinatorio, impressionante. 
Il titolo si riferisce alla voglia di fare della gioventù, a quando ci si sente immortali perché si è giovani, perché si è pieni di ideali, perché ci si crede forti ed indistruttibili.
Lo amò finchè le si addormentò addosso. Lo scostò delicatamente da sé e gli sganciò sulla nuca l’odiato medaglione, perché non lo infastidisse mentre dormiva. Mentre glielo prendeva si aprì di scatto e ne uscì una capsula di metallo. Il sangue le si gelò nelle vene. Aveva sentito che durante la guerra gli ufficiali portavano cose del genere; ma Clemens sapeva cosa c’era lì dentro? Lo richiuse e lo posò sul comodino. Il giorno dopo avrebbe pregato Clemens di disfarsene, perché non portava fortuna, portava morte.
Ma cosa accade se gli eventi ci travolgono e ci fanno il cuore e l’anima a pezzi? Che fine fanno tutti i nostri eroi?

Quando eravamo immortaliè un romanzo che è capace di regalare emozioni nuove, sentite, vivide. Emozioni che sembrano fatte di pelle e di ossa. Emozioni che non ti stacchi da dosso, emozioni che hanno un’anima propria che si aggrappa alla tua così tanto in profondità da farti pensare a quelle pagine anche dopo, ancora e ancora.

Solo il pensiero che tante persone hanno combattuto e sofferto per ciò che è arrivato dopo, non si sono arresi, hanno immolato il proprio coraggio in nome della speranza e della libertà, una libertà che è anche nostra, che è qui, ed è di tutti, fa rabbrividire. Certe storie dovrebbero essere commemorate sempre perché siano da insegnamento, siano il punto di luce in mezzo all’oscurità della tempesta che ci sta assalendo.

La luna delle rane di Barbara Gritti Recensione + Intervista

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Buon pomeriggio cari lettori! La seconda recensione di oggi riguarda un romanzo che ha come protagonista una donna come tante alle prese con la vita di tutti i giorni e due amici molto speciali. Romanticismo ed ironia e un pizzico di magia in La luna delle rane di Barbara Gritti.



Titolo: La luna delle rane
Autore: Barbara Gritti
Editore: Selfpublishing
Genere: Romanzo
Pagine: 176
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TRAMA

Anche se può sembrare una favola metropolitana, non lo è. E’ un racconto moderno, uno scorcio di vita in apparenza comune, che vede protagonista Luna, una trentaseienne di bell’aspetto dai capelli lisci e rossi con tanti sogni nel cassetto. Affiancata dalla fedele amica Kate, vive la sua quotidianità in attesa del grande momento, quello della svolta. Amicizia, lavoro e storie ingarbugliate si intrecciano tra loro. Amori giusti e sbagliati la mettono costantemente alla prova, responsabilità e decisioni importanti le cambieranno la vita, consigli e confessioni la legheranno agli amici più cari e la scelta del suo compagno di vita sarà difficile e inaspettata. Circondata dall’affetto e dalle vicissitudini dei suoi amici, è costantemente impegnata in quello che spesso sottovalutiamo... La scelta giusta! Buona lettura e non vi aspettate nulla di quello che succede nelle favole... perché questa è la vita.
















La luna delle raneè un titolo molto particolare, sognante e artistico in qualche modo per un romanzo che all’apparenza potrebbe sembrare semplice e comune ma che nasconde un grande valore al suo interno: la voglia di vivere, di sperare e di crederci, ancora e ancora.

La storia di Lunaè simile a quella di tante ragazze. Ha trentasei anni, è rossa, con un carattere estroverso e divertente. La sua migliore amica si chiama Kate e il suo coinquilino Luk, un ragazzo, alto, moro e prestante con il quale condivide i momenti più spassosi e allegri della sua vita.
Questi tre personaggi, insieme al signor Marcello, il proprietario del negozio d’arte dove Luna lavora, sono le figure che caratterizzano questa storia rendendola viva e reale.
Nuovo giorno nuova avventura... E si, perché per Luna, oggi, non sarà il solito giorno di lavoro qualunque, la solita giornata di routine, sarà finalmente il grande giorno, quello desiderato in tante notti insonni, quello che sembrava non arrivare mai, l’irraggiungibile si concretizzerà finalmente nella sua vita cambiandola radicalmente... ma procediamo per gradi e facciamo un passo indietro nel tempo.
Fin dalle prime pagine si ha la sensazione di essere immersi in uno squarcio di quotidianità. I dialoghi sono semplici e diretti. I personaggi comunicano tra loro senza filtri, senza l’uso di un linguaggio difficile ma tutto basato sulla spontaneità e sulla naturalezza.

La storia di Luna e lo stile dell’autrice rispecchiano alla perfezione l’animo della stessa: fresco e pulito, privo di artifici, in grado di narrare con ingenuità e passione, di amicizia, amore e famiglia. Non mancano alcuni errori e refusi che però non intaccano l'apprezzamento della lettura.
Allegra e solare, una gran sognatrice che trova sempre il puntino bianco nel foglio nero, un’ottimista nata ma con una vita frenetica, sempre di corsa e con l’orologio sempre pronto a ricordarle che è in ritardo anche oggi, uffa anche oggi!!!
Luna entra subito nelle simpatie del lettore per la sua personalità aperta ed allegra ma anche per la sua voglia di vivere e di innamorarsi. Kate è l’amica del cuore che tutti vorremmo avere, quella con cui condividere ogni segreto e che sai ti appoggerà sempre, qualunque sarà la tua scelta. E poi… poi c’è Luc, il fantastico amico, simpatico, intraprendente, sempre pronto a farti sorridere e a prendersi cura di te, se non fosse che è anche un playboy incallito di cui si è innamorata proprio la tua migliore amica.
Luk, un quarantenne single, alto e slanciato. Fisico leggermente palestrato, sempre alla moda. Occhi nocciola e capelli neri, lievemente mossi, di media lunghezza con quel pizzico di sale e pepe che lo rendono, come ama definirsi lui un <avventuriero moderno> sempre coinvolto dal suo lavoro, un perfezionista dell’arte.
E allora come sbrigarsela in una situazione tanto intricata?
Luna assisterà alla nascita del legame tra i suoi due amici e noterà come mentre Kate sembra davvero innamorata di lui, Luc vuole soltanto una semplice storia di letto, senza alcun impegno. Ma solo perché è un donnaiolo oppure c’è qualcos’altro che tiene celato dietro il suo apparente menefreghismo e irritante superficialità?

La storia di Luna non risparmia sorprese al lettore e soprattutto un’atmosfera piena di entusiasmo e di sogni.
Anche il viso di Luna sembra godere di questa luce che osserva in silenzio prima di esprimere un giudizio. “Guarda cara, sembri far parte del dipinto!” Luna sorride, stregata dall’atmosfera creata dalla tela. “Si, cara direi che sei attrice non protagonista! Lo intitolerò <La Luna delle Rane>!
Il titolo è riferito ad un quadro che avrà un significato molto importante all’interno della storia e che aiuterà a comprendere meglio il destino della protagonista e dei suoi amici.
Barbara Gritti racconta uno spaccato di vita quotidiana ma con qualcosa in più. Non è soltanto una vita come tante ad essere messa sotto osservazione, è realtà che si mescola alla passione, al sogno, alla magia.

Tutto il libro è attraversato da una sorta di sottigliezza che non significa superficialità ma leggerezza d’animo. Prontezza, entusiasmo, voglia di fare, di amare, di affrontare la vita per quella che è, e riconoscere finalmente che forse ciò di cui abbiamo più bisogno è ad un passo da noi, basta solo imparare a vederlo.

Luna dalle raneè un romanzo con un tocco romantico ed ironico volto a dimostrare quanto sia importante provarci nella vita, crederci, senza mai smettere. Anche un giorno normale, un giorno come tanti, può diventare all’improvviso speciale. Può cambiarti la vita, può segnarti l’esistenza. E questo vale anche per le persone che ti sono accanto. Mai dare nulla per scontato, mai abituarsi a ciò che si ha e soprattutto non abituiamoci mai a ciò che non abbiamo. Non facciamo in modo che le nostre mancanze diventino abitudine. Crediamo e lottiamo fino in fondo per riempirle, per conquistarci il nostro piccolo angolo di gloria nella vita. Guardiamo con meraviglia il mondo, ogni santo giorno. Non dimentichiamo mai di sorprenderci perché i nostri occhi non sono mai abbastanza aperti di fronte al più grande regalo che ci sia mai stato fatto: la vita.



Salve Barbara, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuta!


Barbara Gritti
1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

Ho da sempre avuto una passione per i romanzi, scrivere per me rappresenta trasformare i miei pensieri, le mie storie, i miei personaggi in vita. I miei scritti, abbozzati , finiti o rimodellati sono sempre stati nella scatola dei “Chissà” e dei “Forse se”.


2 - Cosa rappresenta per lei questo romanzo? Perché lo ha scritto?

Questo romanzo rappresenta un importante vittoria, una soddisfazione unica, una grande gioia perché ora lo posso condividere con chi vorrà entrare nel mio mondo. L’ho scritto per far capire che le storie di vita quotidiana sono tutte speciali, anche quelle che ci sembrano normali.

3 - L’amore ed il coraggio di vivere a fondo i propri sentimenti è uno dei temi del libro. Cosa pensa dell’amore e della fiducia nella vita?

L’amore non è coraggio ma voglia di vivere, di mettersi in gioco nonostante le paure, le incertezze e le delusioni che a volte ci sembrano insuperabili ma che ci renderanno più forti e attenti. Anche se non vorremmo più farlo, l’amore ci inseguirà e ci avvolgerà nuovamente ridandoci fiducia in noi stessi e nella vita facendoci nuovamente sognare.


4 – La luna delle rane.Perché questo titolo?

“La luna delle rane” è un titolo decisamente insolito, ma per chi leggerà il mio romanzo, assumerà un significato importante e personale. Non lo posso svelare ora perché rovinerei la sorpresa, è uno dei misteri di questa storia.

5 – Le atmosfere sono a volte leggere, altre più profonde. A cosa si è ispirata per scrivere il suo romanz0?

Le atmosfere del mio romanzo si alternano così come la vita dei miei personaggi nella semplicità della quotidianità ovvero storie semplici ma reali di tutti i giorni. Storie che possono capitare e capitano a tutti noi senza esagerazioni. E’ facile scrivere trame da film, personaggi fantastici che splendono solo nella testa di chi li crea, per me è la realtà di tutti i giorni che fa la differenza.

6 – Se dovesse associare il suo romanzo ad un colore e ad un odore, cosa sceglierebbe?

Il colore per il mio romanzo è il rosso, passione e volontà. L’odore Lavanda, freschezza e relax .

7 – Chi è Barbara Gritti nella vita di tutti i giorni?

Sono principalmente una mamma, una donna che mette il cuore in tutto ciò che fa e si impegna per cercare di realizzare i propri sogni. Mi definisco “la ragazza della porta accanto” quella che osserva e non si mette in mostra ma che arriva sulla distanza a chi mi saprà apprezzare.

8 – Perché i lettori dovrebbero leggere La luna delle rane?

Per ritrovarsi in uno dei miei personaggi, per credere ancora nell’amore quello semplice e puro che hai davanti a te tutti i giorni ma che ancora non vedi. Per non smettere mai di sognare con un pizzico d’ironia. Ho creato una pagina Facebook del libro per tutte le amiche/ci che vorranno condividere con me queste emozioni.

Ringrazio di cuore per quest’intervista che mi ha permesso di farmi conoscere e parlare del mio libro.




21 settembre: Francesco Lugli presenta Il risveglio della notte a Busto Arsizio

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Mercoledì 21 settembre, alle 18.30, alla Libreria Boragno di Busto Arsizio (Va) in via Milano 4 

Francesco G.Lugli
presenta il nuovo libro  
Il risveglio della notte 
(Collana Calibro 9, Novecento Editore).
Interverrà lo scrittore Andrea Carlo Cappi 

Il Risveglio della notte è noir metropolitano venato di ironia, serrato e coinvolgente, che ci porterà a scoprire i segreti di una Milano corrotta e grigia, dove ormai non vige solo la legge del più forte, ma soprattutto quella del più criminale. Una parabola dissacratoria e incalzante di come la crisi possa trasformare un insospettabile cittadino modello in un sicario senza scrupoli. Una prosa fluida e tagliente che non lesina colpi di scena e si insinua nelle parole e nei gesti dei personaggi.


“Il debutto di Manzo irrompe nel mattatoio omologato del noir. Finalmente carne fresca!”
(Andrea G. Pinketts)



Autore: Francesco G. Lugli
Titolo: Il risveglio della notte
Editore: Novecento 
Collana: Calibro 9
Prezzo: 12,90 euro
Pagine: 360





Francesco G. Lugli, giornalista e scrittore, ha collaborato con diverse testate. All’attivo ha il romanzo “Il Codice Beatles” (Cult Editore), le raccolte di racconti “Sei passi nella nebbia” (dBooks) e “Scritti con il sangue” (Dunwich Editore), racconti sulle raccolte “Toilet n. 20″ (80144 Edizioni), “Italian Zombie 2” (80144 Edizioni), “Un giorno a Milano” e “Una notte a Milano” (Novecento Editore), “365 Racconti di Natale” (Delos Books), e gli ebook “Maledetto ritardo” (Novecento Editore), “Numero Sconosciuto” (Dunwich Editore) e “Amo il mio lavoro” (Simplicissimus – Viaggio d’inverno). Sito internet  www.francescolugli.it.



Calibro 9 è la collana di Novecento Editore diretta dallo scrittore Paolo Roversi che raccoglie i migliori giallisti italiani. Le città italiane diventano nere come non le avete mai viste. Nessuno è più al sicuro da quando è arrivata. Perché il brivido comincia alla prima pagina e non smette neanche quando avete letto l’ultima riga.

Il gioco del male di Angela Marsons Recensione

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Buongiorno! Grazie alla Newton Compton ho letto il secondo romanzo di Angela Marsons, dopo Urla nel silenzio, che s'intitola Il gioco del male. Una storia ancora più avvincente ed inquietante, nella quale ha un posto fondamentale la psicologia e la mente umana. Vi spiego perchè mi è piaciuto più del primo!


Titolo: Il gioco del male
Autore: Angela Marsons
Editore: Newton Compton
Genere: Thriller
Pagine: 384
Prezzo: 9,90 eBook 4,99
Uscita: 2016
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TRAMA


Quando viene rinvenuto il cadavere di uno stupratore, la detective Kim Stone e il suo team sono chiamati a investigare. Sembra un semplice caso di vendetta personale, ma l’omicidio è solo il primo di una serie di delitti che via via diventano più cruenti. È evidente che dietro tutto questo c’è qualcuno con un piano preciso da realizzare. Mentre le indagini si fanno sempre più frenetiche, Kim si ritrova nel mirino di un individuo spietato e deciso a mettere in atto il proprio progetto criminale, a qualunque costo. Contro un sociopatico che sembra conoscere ogni sua debolezza, la detective Stone si rende conto che ogni mossa potrebbe esserle letale. E così, mentre il numero delle vittime continua a crescere, Kim dovrà considerare ogni minima traccia, perché con un avversario del genere anche la più remota pista va percorsa per fermare il massacro. E questa volta è una questione personale.


















Il gioco del maleè un thriller molto più avvincente e convincente del suo predecessore intitolato Urla nel silenzio. La protagonista è la stessa, la detective Kim Stone ma molte cose sono cambiate, direi assolutamente migliorate.

Kim è una donna forte, energica, fredda e determinata. Una persona che non sembra provare alcuna emozione, che vive solo per il suo lavoro e per fare giustizia. Questa è l’immagine che abbiamo di lei leggendo il primo romanzo che la vede risolvere un caso molto difficile che coinvolge soprattutto il suo passato. La donna ha avuto un’infanzia terribile e problematica e naturalmente i riverberi maledetti di quei ricordi dilanianti e tuonanti hanno forgiato il suo carattere, rendendola una persona che all’apparenza sembra inavvicinabile. Non ha molti amici ma sicuramente è circondata da tanto rispetto, soprattutto da parte dei colleghi che l’ammirano per la sua caparbietà e per il suo senso di verità e di onestà.

Un personaggio descritto alla perfezione che già nel primo romanzo aveva colpito totalmente l’attenzione del lettore per il suo realismo e la sua potenza caratteriale e dominante. In questo secondo libro, il tutto si amplifica perché la nostra Kim Stone, così irreprensibile e ghiacciata, quasi anaffettiva, distaccata e inquieta, trova uno specchio in cui riflettersi, peccato però che questo specchio sia rovinosamente spezzato.
Ecco di nuovo la sensazione della sua carne contro la tua ma questa volta alle tue condizioni. Mentre ritirava la lama dal suo stomaco provò un senso di vittoria. Spingere e ruotare la lama per vincere la sua resistenza le aveva dato una grande soddisfazione. Guardi il sangue formare una pozza e sai che lui non ha più alcun controllo su di te.
C’è un’antagonista di tutto rispetto e si chiama Alexandra Thorne. Una donna che è l’esatto opposto di Kim: bella, sensuale, femminile, affermata psichiatra amata ed apprezzata da tutti che ha dedicato la sua vita ad aiutare le persone in gravi difficoltà psicologiche, in modo particolare quelle che devono affrontare violenze, abusi e sopraffazioni.
Cover originale

Un personaggio lineare e razionale. Una figura all’apparenza indomabile. Una donna che non sembra avere ombre nella propria vita così luminosa ed accondiscendente ma Kim, grazie al suo istinto infallibile, fin dal loro primo incontro, percepisce qualcosa di sbagliato, qualcosa che decisamente non va.
La scoperta del cadavere di uno stupratore a Black Country mette in moto una serie di omicidi che non sembrano avere fine. Strane morti ombreggiano la cittadina, creando caos e sconforto e portando a galla tutto il marcio che fino ad allora era rimasto nascosto sotto chili di polvere.

Donne che uccidono i loro bambini, vittime che straziano i corpi dei loro aguzzini, insomma una follia omicida e senza senso si impossessa lentamente di quel luogo nel quale quasi tutti arrancano nel buio, tranne il lettore.
La detective Kim Stone era socialmente inabile. Non padroneggiava minimamente le buone maniere che tutti erano in grado di apprendere con facilità, nel caso non le possedessero naturalmente. Era appassionata ed intelligente. Era possibile che avesse subito abusi sessuali ma sicuramente aveva sofferto una perdita dolorosa. Non gradiva il contatto fisico e non le importava che la gente se ne accorgesse.
Angela Marsons decide di adottare la narrazione in terza persona e fa in modo che chi legge sappia già tutto. Conosca l’assassino prima dei personaggi e questo non diminuisce la curiosità bensì l’acuisce soprattutto in relazione alle motivazioni di quegli atti che restano per lungo tempo sconosciute.

Inoltre mentre si legge si ha la sensazione e la voglia di sperare e di incitare la protagonista a trovare la soluzione, immaginando che lei possa presto capire quale sia il sentiero giusto da percorrere che porti direttamente al colpevole.
Lo stile dell’autrice è minuzioso, dettagliato, cupo e inquietante. L’aria che si respira è malata e fumosa, annerita da qualcosa di totalizzante che si sta espandendo come un morbo e che può colpire tutti.
Essere bella e intelligente non costituiva di per sé un crimine e Kim seppe di dover pianificare con cura la prossima mossa. Anche lei, nel corso degli anni, aveva costruito con cura e pazienza una facciata da mostrare al mondo, ma non aveva mai conosciuto una persona come Alexandra Thorne.
Come ammette la stessa Marsons, per scrivere questo romanzo si è documentata davvero tanto a proposito di psichiatria e in modo particolare di una malattia che è quella dei sociopatici. Il colpevole è un sociopatico, una persona che non prova sentimenti, non prova alcun tipo di rimorso e che soprattutto ama mentire e manipolare le altre persone.

Non a caso il titolo fa riferimento al gioco, perché si tratta di un gioco insano e malato che si stabilisce tra Kim e l’assassino, un gioco cattivo perché soprattutto mentale, volto a dissacrare e a devastare tutte le sue difese psicologiche perché entrambi hanno molte più cose in comune di quanto immaginano.

Il gioco del maleè superiore al suo predecessore perché nonostante lo stile e la maniera di raccontare siano rimasti inalterati, è proprio la storia ad essersi arricchita, ad aver guadagnato di profondità e spessore. Gli stessi studi dell’autrice rendono le vicende reali e concrete e e soprattutto istigano la curiosità del lettore perché avvolgono un antagonista che è capace di intrigare e di attrarre forse più del protagonista.

Ne consiglio la lettura a tutti gli amanti dei thriller perché non rimarranno delusi ed inoltre è già confermato che c’è un terzo romanzo, che probabilmente concluderà questa fortunata serie. Motivo in più per leggerlo e per tenersi pronti al capitolo finale.



L'uomo senza volto di Roberto Leonardi Recensione

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Buon giovedì! Grazie alla Leone editore ho letto un altro thriller molto avvincente, scritto dall'esordiente Roberto Leonardi, dal titolo L'uomo senza volto. Una storia di fuoco e sogno, di realtà e follia. Niente è come sembra e tutto può essere possibile. Leggete per scoprire cosa ne penso!



Titolo: L'uomo senza volto
Autore: Roberto Leonardi
Editore: Leone
Genere: Thriller
Pagine: 352
Prezzo: 12,90
Uscita:  Settembre 2016
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TRAMA


L’agente Darren Iannacci durante una rapina alla National Bank provoca la morte accidentale di un ostaggio e viene radiato dal corpo di polizia di Chicago. Si trasferisce in Canada con la sua famiglia per cambiare vita, ma un giorno, in un bosco adiacente al fiume Peace River, Darren si imbatte nel cadavere di una ragazza e in un fiore che sembra trovarsi in quel posto non a caso. Si tratterà solo del primo di una lunga serie di omicidi con un solo filo conduttore: Isaac Mood, l’uomo senza volto dal passato incenerito nel fuoco.


















L’uomo senza voltoè un romanzo d’esordio non privo di reminescenze riconducibili ad altrettante storie già navigate e che ricorda in modo diretto spunti cinematografici di conoscenza comune ed universale.
Lo stile dell’autore è minuzioso, sa il fatto suo, rappresentante di una scrittura fluida e connotata da una scenografia che travalica il testo narrativo per immergere in atmosfere da film.

Un thriller ben scritto, con due protagonisti che si fronteggiano da lontano e che mettono uno contro l’altro il bene e il male.
Darren Iannacci, con i suoi problemi e la sua famiglia, allontanato dalla polizia dopo fatti incresciosi avvenuti anni prima e Isaac Mood, l’uomo senza volto, colui che uccide, strazia, distrugge in nome di qualcosa che effettivamente rimane a lungo nell’ombra.
Se non fai il bravo arriva Helios. Se non mangi tutta la zuppa arriva Helios. Se non ti addormenti… beh se non ti addormenti sarà peggio per te.
L’autore gioca molto con il lettore, ci gioca dall’inizio alla fine.
Questo è forse il romanzo in cui ho avvertito maggiormente questa voglia di giocare, di inquietare, di portare il lettore su una pista totalmente sbagliata. Giocare con la sua mente, con le sue congetture, fargli credere di essere ad un passo dalla soluzione e poi mischiare di nuovo tutte le carte, anzi bruciarle.

L’uomo senza volto ha il viso bruciato e l’anima martoriata da un passato di orrori e terrori. Di lui sappiamo a pezzi, attraverso una narrazione che procede saltellando tra il passato ed il presente e incastrando le storie di più personaggi.
Darren, Isaac, Alfred, Mark, Johanna, Avril, Melissa, Lisa, sono tante le figure che appaiono sulla scena, tutte collegate in modo preciso ai due fili conduttori della storia: la vendetta e il sogno.

Darren, agente di polizia radiato, si sente fermamente coinvolto in una nuova serie di omicidi che stanno colpendo la cittadina in cui vive con la sua famiglia. Si sentirà ancora più parte di quella follia agonizzante, quando proprio la nipote sparirà.
Le descrizioni dei cadaveri sono cupe e grottesche, l’autore armeggia con le parole e con il sangue, con la carne e il fuoco. Crea una dimensione narrativa da incubo dove l’uomo senza volto diventa un fantasma che puzza di morte.
Melissa aveva imparato a riconoscere gli sbalzi di umore dell’uomo senza volto, il suo carattere altalenante, quell’oscillare incostante tra il bianco e il nero, i picchi di gioia momentanei e gli abbagli di affettuosità che lasciavano repentinamente il passo ad apici di astio e rabbia ben più duraturi.
Darren lo vede ovunque e allo stesso tempo sembra avere una sorta di premonizioni che riguardano i prossimi omicidi o le persone che inevitabilmente verranno coinvolte in quel caso disarmante.
Non sa però che l’uomo senza volto gioca con la sua mente ed è lui il burattinaio della situazione.

Roberto Leonardi esordisce con una storia carica di suspense e di adrenalina. Non manca la velocità, il ritmo serrato, la crudeltà e l’arma tagliente della paura e del terrore.
Era leggermente ingobbito ma la cosa che lo rendeva diverso dagli altri era il suo viso deturpato a metà.
Un romanzo fatto di carne e di odio. Una storia che certamente non spicca per originalità ma che mantiene alta la curiosità del lettore per l’atmosfera che l’autore riesce a creare, per i luoghi, per i personaggi, perfettamente caratterizzati e chiusi nelle loro bolle di silenzio e di devianza.
Fiori e cadaveri, omicidi e petali.
L’uomo senza volto è un essere reale, anche se l’autore lo fa spesso apparire come un sogno, una visione terrificante. Ed è proprio questo l’elemento chiave della storia, ed è anche il fiore all’occhiello dello stile di Leonardi: il senso di oscurità che riesce a trasmettere, l’oblio, l’abisso di depravazione, la perversione del fuoco che brucia tutto senza redenzione.

Ma soprattutto la mancanza di un confine netto tra realtà e immaginazione. Perché non è tanto il problema di chi sia l’uomo senza volto e i suoi irragionevoli motivi ma chi è Melissa, e soprattutto chi è Darren Iannacci?
Dove si nasconde la vera follia e quanto è labile il confine tra il sogno e la verità?
Un uomo egocentrico che pone se stesso e le proprie problematiche prima di ogni cosa, trascurando l’opinione degli altri. Il tuo io smisurato è come il Sole che spadroneggia borioso al centro dell’universo…
L’autore pretende attenzione massima da parte del lettore lasciando in giro, tra le pagine, alcuni indizi che non dovrebbero passare inosservati. Su tutti troneggia Helios, il sole. Che senso ha la sua presenza all’interno del romanzo?
Badate bene che nulla è messo lì per caso e che tutto ha un significato preciso e determinato che troverà il tassello corrispondente solo alla fine.

L’uomo senza voltoè un thriller dalla trama scorrevole di cui ho apprezzato maggiormente lo stile e l’approccio avvincente e pericoloso. Il senso di rischio e di fine è sparpagliato per tutto il romanzo e incatena il tempo ad una sorta di countdown mortale.

Darren è un uomo egocentrico, istintivo, uno che sembra non ragionare facilmente, che non si arrende, testardo e persino un po’ egoista e l’uomo senza volto funge da specchio irriverente e malvagio del suo animo spezzato.
L’uomo senza volto è lì per condannarlo o per purificarlo da tutti i suoi peccati? Il gioco sta proprio lì, nella testa dei giocatori che vinceranno solo quando si renderanno conto di cosa stanno per perdere. O che hanno già perso?   



Nuova uscita Fanucci: Il lupo d'inverno di John Connolly

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Il lupo in inverno di John Connolly

Dall’autore bestseller John Connolly, il nuovo volume di una serie che mescola magistralmente il thriller classico e il soprannaturale.

Al centro della città di Prosperous sorgono i resti di un’antica chiesa, traslata pietra dopo pietra dall’Inghilterra dai fondatori della comunità, secoli prima. Prosperous è sempre stata un’isola felice. I suoi abitanti sono ricchi, il futuro delle nuove generazioni assicurato. Non c’è posto per chi viene da fuori, non c’è possibilità di scalfire l’ordine costituito. La granitica normalità della cittadina del Maine viene però sconvolta dalla morte violenta di un senzatetto e dalla scomparsa della figlia. L’arrivo in città del detective Charlie Parker, chiamato a far luce sulla vicenda, rischia di diventare un evento ancor più sconvolgente della violenza stessa: i rigidi schemi che regolano la vita di una comunità così protettiva nei confronti dei propri segreti stanno per essere turbati, il che potrebbe rivelarsi ben più pericoloso del crimine che imperversa. C’è qualcuno pronto a tutto pur di scongiurare che Charlie Parker arrivi alla verità, qualcuno disposto persino a sacrificare la vita del detective, purché Prosperous rimanga quello che è sempre stata: la tomba di indicibili segreti.

Una storia profonda e immaginifica, un viaggio tra i recessi più oscuri della natura umana e i suoi risvolti sociali più degradati.

dal 22 settembre in ebook, €4.99

dal 29 settembre in libreria, €14.90


Lo Stradivari perduto di John Meade Falkner Recensione

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Buon venerdì cari lettori! Grazie alla Neri Pozza ho letto un romanzo gotico nel quale si respira aria di fantasmi e maledizioni! Un genere che mi mancava molto leggere! Dovete sapere che io amo questo tipo di narrazioni e con Lo Stradivari perduto di John Meade Falkner mi sono rifatta gli occhi e la mente con una storia piena di fascino dannato!


Titolo: Lo Stradivari perduto
Autore: John Meade Falkner
Editore: Neri Pozza
Genere: Gotico
Pagine: 160
Prezzo: 14,50
Uscita:  Settembre 2016
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TRAMA


Nel 1842, come ogni giovane di belle speranze proveniente da Eton, John Maltravers frequenta l’Università di Oxford, iscritto a uno dei più antichi college inglesi, il Magdalen Hall. Nelle ore libere dagli studi coltiva la sua grande passione: la musica. Valente violinista, si esercita spesso nel suo appartamento, accompagnato al pianoforte da William Gaskell, studente al New College ed eccellente pianista. In una notte insolitamente calda, quando Gaskell ha appena lasciato il Magdalen Hall, sfogliando gli spartiti lasciati sul tavolo dall’amico, John è attratto da una copia manoscritta di alcune suite, redatta a Napoli nel 1744. Seguendo uno di quei misteriosi impulsi che sfuggono al controllo della ragione, posa lo spartito sul leggio, toglie il violino dalla custodia e comincia a suonare l’Areopagita, l’unica suite del libro che ha il pregio di un titolo. Alle battute iniziali di un’aria piena di brio, sente dietro di sé un cigolio proveniente da una vecchia poltrona di vimini. Un po’ divertito, un po’ seccato, senza volgere lo sguardo, conclude l’aria, chiude lo spartito e va a dormire. Qualche tempo dopo, alle prime luci dell’alba di una notte insonne – sotto l’effetto esaltante dell’incontro serale con la bella Constance Temple – dopo aver suonato con incomparabile slancio l’inizio della suite, attaccando di nuovo quell’aria, John riavverte quel rumore sinistro, seguito stavolta da una sensazione inconsueta e sconvolgente. Volge lo sguardo e, nella luce argentea del mattino, scorge, seduta sulla poltrona di vimini, la sagoma di un uomo…


















Lo Stradivari perdutoè un romanzo pubblicato nel 1895 ed è una storia gotica molto affascinante che ha come protagonista assoluta la musica.

Lo stile dell’autore è improntato ad un tipo di scrittura del passato, con descrizioni minuziose dei luoghi e del tempo che lo rendono un perfetto romanzo storico. Ci troviamo in Inghilterra in una delle università di Oxford ed il protagonista è John Maltravers, un ragazzo aristocratico che condivide alloggio e passione per la musica con William Gaskell.

Lui suona il violino mentre l’altro il pianoforte. Le atmosfere sono da subito cupe e sinistre in quanto la musica già da subito s’impone come protagonista quasi in carne ed ossa di una vicenda soprannaturale che ha a che fare con i fantasmi.
Voglio dire che quest’uomo o spirito d’uomo è stato seduto qui una sera dopo l’altra, e noi non siamo riusciti a vederlo perché abbiamo la mente opaca o ottusa. Ieri notte la virtù esaltante di una forte passione come quella che mi hai confidato, associata al potere di una bella musica, ha reso talmente acuto il tuo intelletto da farti acquisire, diciamo così, un sesto senso che ti ha permesso di vedere quello che prima era rimasto invisibile.
John trova uno spartito con una strana musica intitolata Areopagita. Ogni volta che la suona sente dietro di sé un rumore piuttosto inquietante: come se qualcuno si sedesse sulla sedia di vimini per ascoltarlo suonare.
La situazione si ripete e allo stesso tempo l’ansia e l’angoscia assalgono il protagonista che si sente sempre più attratto da questa musica molto particolare che ha a che fare con un’invocazione del Male.
Cover originale

Colui che l’ha scritta aleggia nell’aria come aleggiano nell’atmosfera inquietanti maledizioni e oscuri incantesimi che mi hanno inevitabilmente ricordato Lo strano caso di Charles Dexter Ward di H.P. Lovecraft, uno dei miei autori preferiti. Anche in quel caso, il protagonista è affascinato e le sue azioni sono possedute da una losca figura che arriva da lontano. Joseph Curwen, che non è un fantasma in senso tradizionale e non è neanche un essere umano, è una creatura assolutamente terrificante e orrorifica in perfetta sintonia con lo stile dannato e tenebroso di Lovecraft.

Lo Stradivari perdutoè più soft da questo punto di vista. Potrebbe essere considerato come una classica storia di fantasmi e di maledizioni. Pensando al violino e ad atmosfere magiche e sinistre mi è venuto in mente anche Il violino nero di Maxence Fermine, poichè anche lì il protagonista è uno Stradivari.
Tutti i poeti, e la maggior parte dei prosatori, ti diranno che non hanno mai la mente così fervida, il senso della bellezza e delle proporzioni così affinato, come quando ascoltano o la musica prodotta dall’arte dell’uomo, o quella della natura in certi suoi toni più grandiosi.
Il clima è antico e quasi leggendario. Le figure sono a sé stanti, padroni della scena e in grado di accompagnare il lettore in un turbine di accadimenti che somigliano molto ad una vera e propria discesa verso gli inferi.

John non potrà nulla contro quel fascino maledetto e ancestrale che lo condurrà su un sentiero oscuro e impraticabile perdendo il senno e la ragione.
E’ tutto giocato sulla musica, sul suo potere, sull’arte del suono e sulla sua capacità di creare armonie e costruire emozioni. La musica è potenza ma anche genio. E’ follia ma anche logica che è capace di innalzare l’uomo dal suo stato animale ed avvicinarlo alle più alte forme della percezione.
Credo di aver percepito una confusa immagine di quello spirito malvagio e bandito che aspettava da cent’anni nell’oscurità, finchè non lo avevano richiamato i dolci toni della musica italiana e il ritmo vivace dell’Areopagita che aveva amato tanto tempo prima.
La musica, i suoni, rappresentano la dannazione come la beatificazione, il profano come il miracolo e questo breve romanzo gioca molto proprio su questo confine.

Lo Stradivari perdutoè una lettura che consiglio a chi ama le atmosfere dark, grottesche, gotiche, dove aleggiano fantasmi e strambe maledizioni. Storie in cui si percepisce la paura ed il timore che ti sfiorano con carezze oblique. 

Una lettura perfetta per l’autunno e l’inverno alle porte, quando fuori piove e il vento annuncia la sua inquietante e sibilante presenza. La copertina esprime al meglio il contenuto del testo che nonostante abbia un linguaggio datato, riesce a trasmettere ciò che è necessario: la curiosità e l’interesse per un mondo che non smette di affascinare grazie alla sua imperturbabile inafferrabilità.




Insostituibile di Angela Graham Recensione

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Buon inizio settimana! Ringrazio la Leggereditore per avermi dato la possibilità di leggere il secondo volume della serie scritta da Angela Graham, Insostituibile, dedicata alla storia di Cassandra e Logan! Questo secondo volume riprende la storia dove l'avevamo lasciata e acquista toni ancora più teneri ma anche tormentati e molto sensuali! 



Titolo: Insostituibile
Autore: Angela Graham
Editore: Leggereditore
Genere: Contemporary Romance
Pagine: 160
Prezzo: 14,50
Uscita:  Settembre 2016
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TRAMA


Cassandra Clarke sapeva che se avesse ceduto alla passione avrebbe corso il rischio di ferirsi. Eppure, nonostante questa consapevolezza, ora si ritrova sola, ma con la voglia di rimettere insieme i pezzi della sua vita e lasciarsi alle spalle il recente passato. Il suo cuore, però, fatica a dimenticare, a non provare rancore per chi prima l’ha sedotta e poi l’ha lasciata alla sua illusione. Cassandra aveva imparato a credere nell’amore, ma ora, per colpa di Logan West, non sa più cosa sia. Fidarsi di un uomo? È un errore che si è ripromessa di non commettere più. Ma cosa può succedere se d’improvviso tutto viene messo di nuovo in discussione? Il cuore, si sa, segue le sue regole e prende la sua strada. Riuscirà Cassandra a tenere sopite le emozioni che ancora prova e a trovare la forza per non abbassare la guardia di fronte alle insistenze dell’uomo che le ha spezzato il cuore, ma che lei sente essere insostituibile?



















Insostituibile riprende la storia di Cassandrae Logan riportandoci perfettamente al punto in cui era terminato il primo volume.
Le cose non si erano messe affatto bene e la nostra protagonista, dopo aver tanto lottato contro il proprio cuore e la volontà di non volersi lasciare andare per non soffrire d’amore, si vede nuovamente ferita ed aggredita da colui che considerava l’uomo perfetto.
Logan. Doveva essere Logan. Non poteva esserci niente di vero. Non avrebbe mai detto quelle cose. Non mi avrebbe mai abbandonata.
Nella vita di Logan irrompe improvvisamente l’ex moglie Natasha che vuole riprendersi il figlio e vuole anche naturalmente riprendersi il proprio marito. Due più due fa quattro e senza chissà quale colpo di scena, è inevitabile che a pagare le conseguenze di questo ritorno maledetto e disastroso sia proprio Cassandra. Ne pagherà le conseguenze nel peggiore modo possibile, sia fisicamente che mentalmente grazie, ovviamente, a Logan.
Non mi sarei più lasciata incantare da

L’uomo, una volta scoperto il ritorno della sua ex donna e compresa la gravità della situazione, intuendo benissimo che la moglie non porterà altro che guai e problemi, pensa bene di arrabbiarsi talmente tanto da scaricare tutta la sua frustrazione ed il suo odio inespresso proprio contro Cassandra, trattandola alla stregua delle donnette con cui ha infarinato di sesso e serate il proprio passato. Scusate, ma Logan non era cambiato?
Cover originale

Un tempo, prima di Cassandra, era un inguaribile playboy ma poi lo abbiamo conosciuto in vesti totalmente diverse in Inevitabile. Un carattere dolce e attento, capace di prendersi cura sia di suo figlio Oliver che di Cassandra.

Ebbene le cose, almeno inizialmente, sono un tantino diverse. Cassandra, dopo essersi subita la sfuriata di Logan, si mette alla guida della macchina in uno stato pietoso e finisce direttamente in ospedale. E’ dal suo risveglio che decide di non voler avere più nulla a che fare con lui.
Ed è qui che inizia il lungo percorso di redenzione e di perdono di Logan.
Smettila di respingermi. Sei una parte di me di cui non posso fare a meno.
E’ inutile negarlo, questo secondo romanzo della serie Harmonyè incentrato esclusivamente sui due protagonisti, senza alcuna eccezione. Certamente ci sono altri personaggi che fanno perfettamente da contorno come la madre di Cassandra e la sua migliore amica, ma sono cornici intercambiabili che non fanno altro che impreziosire il contenuto del quadro: l’amore tra i due protagonisti. Un amore difficile, un amore fatto certamente, adesso più che mai, di tira e molla, di lascia e prendi, di prendi che ti prendo, all’infinito.
Non riesco neanche a descriverlo, il modo in cui mi fai sentire… vivo, affamato di vita, di amore, di te. E’ tutto nuovo per me, ma non voglio perderlo. Non voglio perderti. Ogni notte, quando penso a quello che ti ho detto, vorrei morire.
Lo stile dell’autrice è molto semplice, la storia scorre che è una meraviglia, la lettura è piacevole ed è veramente adatta agli animi più romantici. Quelli di vecchia data. Gli animi come il mio che non disdegnano mai una storia con qualche tormento in più che rende ancora più complicato il tutto.

Cassandra appare irremovibile e cerca di opporsi a tutti i tentativi di Logan di essere perdonato. Un uomo che davvero dimostra tanta di quella forza di volontà da apparire quasi inverosimile. Ne sa una più del diavolo per conquistarla e le prova tutte, nella speranza di riuscire a riscattare ciò che ha perso. Il suo personaggio è a tutto tondo, pieno e concreto, un uomo che ammette di aver sbagliato e soprattutto ammette di amare sopra qualunque cosa. Sicuramente si può dire che a Logan non manca il coraggio e la voglia di lottare. Non ha alcuna intenzione di lasciarsi scappare ciò che con fatica è riuscito a costruire insieme a Cassandra.

Lei dal canto suo, è ferita sia nel corpo che nell’anima, non si fida più di lui, e ha mille reticenze. Ma in cuor suo sa benissimo quali sono i sentimenti che la legano da tempo a quell’uomo che le ha completamente stravolto la vita.
Insostituibileè sulla stessa lunghezza d’onda del primo, forse un pizzico più tormentato, certamente più bollente. Logan appare nella sua veste migliore, pieno di sentimenti e di passione e Cassandra dovrà lottare con tutta se stessa per non scivolargli nuovamente tra le braccia.
Il mio desiderio era di poterti stringere per una notte. Niente sesso, giuro, solo tu che dormi tranquilla tra le mie braccia. Ti prego, lascia che ti mostri quello che vuoi vedere… quanto può essere bello. Quell’uomo doveva smetterla di dire Ti prego. Il suono di quella frase mi penetrava, mi toglieva il fiato e non mi lasciava altra scelta che aprirgli il mio cuore e dirgli di sì.
Angela Graham ci regala ancora un altro spaccato di una storia d’amore che riesce sempre ad emozionare e ad appassionare. Non ci sono molti colpi di scena se non quelli legati a Natasha ma nel terzo e conclusivo volume si prospettano davvero molte novità.


Intanto non lasciatevi scappare questi primi due libri che vi regaleranno intensi momenti di passione e di calore, donandovi un morbido cuscino su cui sognare ad occhi aperti il vero amore.

Come il mare ad occhi chiusi di Elena Grilli Recensione + Intervista

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Buon martedì! La recensione di oggi riguarda un thriller molto intricato, scritto davvero bene e con protagonisti perfetti per una trama ricca di colpi di scena. Come il mare ad occhi chiusi di Elena Grilli è un romanzo con spunti poetici, a partire dal titolo che non disdegna suspense e intrigo ma soprattutto gioco e inganno. Di seguito l'intervista per comprendere ancor meglio il senso del romanzo direttamente dalle parole dell'autrice.



Titolo: Come il mare ad occhi chiusi
Autore: Elena Grilli
Editore: Esordienti Edizioni
Genere: Thriller
Prezzo: eBook 4,99
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TRAMA

Un omicidio strano, quello di un barista ritrovato con un foro di proiettile in fronte e misteriosi segni su una mano. Un delitto che risveglia la sonnolenta città di Ancona, desta antiche paure, scuote fino a far emergere segreti che erano sepolti dietro rassicuranti apparenze. Una coraggiosa ragazza usa il suo acume per destreggiarsi in una trama intricata che evolve con ritmo frenetico, sfiorando pericoli e doppi giochi mortali. Uscirne viva è una sfida che non è scontato vincere. Come il mare ad occhi chiusi è un giallo mozzafiato, dove nemmeno la soluzione finale è in grado di offrire il conforto di una certezza. La verità è molteplice, ha più facce e quando il caso sembra risolto, tutto si capovolge di nuovo, per far affiorare segreti ancora più reconditi ed inquietanti.















Come il mare ad occhi chiusiè un romanzo che propone una storia al di fuori delle banalità e delle solite trame da thriller. Un’opera concentrata e matura, dove i personaggi sono molteplici, ognuno di essi, paradossalmente, con una doppia faccia, non necessariamente negativa.
I capitoli sono suddivisi incarnando le voci narrative dei vari protagonisti che appaiono e scompaiono sulla scena, come portatori di misteri e di strane ineluttabilità.

L’omicidio di un barman molto conosciuto nel paese, sposato e con una vita apparentemente rispettabile, mette in allarme l’intera cittadina portando alla luce inquietanti segreti e strambe figure che ben si accordano con l’oscura ed indecifrabile incisione che viene ritrovata sulla mano del cadavere.

Disegni a forma di croce senza alcuna logica apparente, macchiano la pelle del morto e lanciano nell’abisso più confuso e inafferrabile la polizia, che immediatamente brancola nel buio.

L’attenzione iniziale del lettore si concentra su Alfredo Gismondi, detto Patacca, che dopo diverso tempo passato in carcere, si ritrova a destreggiarsi nuovamente con il suo vecchio lavoro (uccidere) e con una ingestibile malattia: gli attacchi di panico. La sua figura è piuttosto fuorviante perché in principio il lettore crede che gran parte della trama dipenda proprio da lui e dai suoi loschi ma confusionari movimenti mentre invece più avanti nella lettura, si scoprono protagonisti inaspettati che riveleranno nature indecifrabili.
Procedere a zig zag… divergere… solo così riuscivo a non farmi prendere.
La prima è Dalia, una ragazza apparentemente comune che stabilisce una strana relazione virtuale con un uomo conosciuto in chat. Poi c’è Lisa, la moglie del barman ucciso, inizialmente sospettata della morte del marito. E poi c’è Byron, così soprannominato da Dalia. Un ragazzo che sembra un poeta maledetto che vaga nella notte quando il mare è più buio nelle stesse serate in cui Dalia si abbandona a se stessa e coglie la magia dell’oscurità.
Una presenza strana, come dire, dissonante rispetto al luogo. Pareva contemplare il mare senza tuttavia avere nulla del contemplativo. Una sorta di lor Byron privato dello slancio poetico, un romantico senza pensieri languidi e sognanti, come un gatto che non miao o una sveglia che non fa tic tac. Lo sorpassai, stupita di non sentire più il cuore battere solo nel petto ma anche in gola, nelle tempie, nella pancia.
I due si incontrano nello stesso luogo dedicato alla raccolta dei pensieri e dell’immaginazione e si piacciono subito, entrando pericolosamente in contatto pur non conoscendosi affatto.

Lo stile di Elena Grilli mi ha catturato fin dalle prime pagine. Un tocco poetico che va valorizzato e assolutamente non sottovalutato dona a tutta la narrazione quel qualcosa in più che ti permette di coglierne la diversità e la particolarità.

Una storia ad ampio respiro, capace di regalare più di una sorpresa, carica di colpi di scena e di situazioni ad alto tasso di rischio e di suspense.
La presenza della morte è costante, e i rapporti tra i personaggi che sembrano così apparentemente lontani, si fanno via via sempre più fitti fino ad evidenziare un corpo narrativo in cui la dimensione di ogni figura è collegata ad un’altra in un vortice di sensazioni primarie e coinvolgenti.
Tra le varie cose che so, c’è che sulle dita del morto c’erano delle croci. E guarda un po’, ci sono delle croci anche sulle tue dita. Che significa?
Nulla è come appare e il mistero più grande si cela proprio dietro l’identità di Dalia e del suo Byron. L’autrice azzarda e pronuncia una narrazione non priva di ostacoli, nella quale fornisce indizi in modo parsimonioso ma intenso, pochi ma buoni, che il lettore attento saprà ricondurre direttamente al finale.

Ho apprezzato molto il personaggio di Dalia, una donna che inizialmente sembra non avere nulla da dire, quasi senza significato, senza volontà e invece poi, grazie alla bravura dell’autrice, il suo carattere, la sua personalità e soprattutto la sua vera identità emergono dall’oscurità fino a fondersi con quel mare che è metafora di tante cose nella sua più universale accezione.

Come il mare ad occhi chiusi sembra il verso di una poesia, sembra un pezzo di magia nera strappato da chissà quale tela di parole. Parole che Elena Grilli partorisce in modo perfetto nel più ampio rispetto del genere narrativo di appartenenza.
Il cuore iniziò a battermi più forte, come se fosse capace di percepire qualcosa di importante prima che riuscisse a farlo il mio cervello.Cos’era tutta quella agitazione che mi stava crescendo dentro? Che cosa tardavo a mettere a fuoco?
Il mare è il luogo della protezione, del nascondiglio, del conforto, ma anche della verità. Dell’amore, della passione, dell'inganno, dell’abbandono, ma soprattutto del viaggio, della vita stessa, del cambiamento.
Un romanzo che sorprende e che non ti aspetti soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione dei personaggi, realizzata in modo impeccabile. Qualcosa l’ho intuita fin dall’inizio ma non tutto, anzi, e scoprirlo piano piano, provando sgomento, trepidazione e qualche brivido, mi ha lasciata piacevolmente interdetta.
Nel gioco della realtà, perde la testa non chi ignora la soluzione, ma chi la indovina!
Essendo un thriller non aspettatevi un’atmosfera leggera o divertente, questo romanzo è come una corsa contro il tempo, con un’accelerazione sempre maggiore, che se non mantieni il passo, finisce per soffocarti.

Come il mare ad occhi chiusi ha sicuramente quel qualcosa in più per essere letto ed apprezzato, quel pizzico di cinismo, di glacialità, di opportunismo che ti regalano personaggi completi e validi, perfettamente incastrati nel loro ruolo ed emissari di una storia senza alcun tipo di dolcezza, mediazione, solidarietà o accondiscendenza che si evolve in nome di un unico dio traditore: l’inganno. Il mare di cui si parla è quello della notte, è nero e freddo, parla di morte e di assenza di speranza. La stessa di chi è ucciso e soprattutto di chi decide di uccidere. Per l'ultima volta?




Salve Elena, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuta!


Elena Grilli
1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

Grazie dell’accoglienza! Sono molto felice di poter parlare di me e della mia esperienza di scrittura. Ma subito mi fa una domanda che mi dà da riflettere. Ho mai iniziato seriamente a scrivere? Forse no. Nel senso che probabilmente mai ho considerato la scrittura qualcosa a cui dedicare la vita o attraverso cui darle un senso. Questo nemmeno dopo aver pubblicato un romanzo. Scrivere è divertimento, gratificazione, espressione di fantasie, esercizio di logica. È viversi comodamente altre vite attraverso i propri personaggi.


2 - Cosa rappresenta per lei questo romanzo? Perché lo ha scritto?

Il romanzo è stato fin dall’inizio una sfida con me stessa. Volevo dimostrare che dopo aver letto tanti gialli potevo essere anch’io capace di escogitare una trama complessa, che funziona e dove tutto torna. È stato durante un lungo viaggio in Norvegia, durante interminabili ore in auto, aiutata dalla noia, che ho iniziato a pensare a una trama. Poi, una volta che mi sono trovata con un paio di idee che mi sembravano buone da sviluppare, sono entrata nella prospettiva per cui mollare sarebbe stata una grave sconfitta e questo mi ha spinto ad andare fino in fondo. Questo romanzo rappresenta una vittoria inaspettata. La prova che perseverare porta sempre un risultato anche se all’inizio sembra improbabile riuscire. Cerco di ricordarmelo, ogni volta che avrei voglia di mollare nella vita.


3 – Perché il genere Thriller? Cosa l’affascina di questo tipo di narrazione?

È da sempre il genere di lettura che preferisco. Il giallo vero e proprio, più che il thriller. In effetti l’elemento che mi attrae è proprio l’esercizio della logica, tipico del giallo classico. Ho passato gli anni del liceo a leggermi tutta Agatha Christie. Ma non mi limitavo a leggere, no! Io tenevo un quadernino in cui mi scrivevo gli indizi a mano a mano e poi traevo le mie conclusioni, cercando di individuare l’assassino. Non ci riuscivo quasi mai. D’altra parte il lettore che scopre il colpevole prima della rivelazione dell’autore è un lettore deluso, e io alla fin fine sono sempre contenta di lasciarmi sorprendere nel finale.


4 - Qual è il personaggio che ama di più del suo romanzo e quello che proprio non sopporta?

Dalia, la protagonista, è un personaggio che amo molto. Lei è tosta, non si arrende, si fida di se stessa, basta a se stessa. Crea scombussolamenti immani senza i sensi di colpa della morale comune. Non ha un briciolo di romanticismo. È diversa da come si ritiene debba essere una “brava ragazza”, ma lei si sente a posto così e per questo ci vuole un gran coraggio, io penso. Per questo l’ammiro.
Non odio nessuno dei miei personaggi, benché ce ne siano diversi portatori di caratteri che nelle persone reali tenderei a detestare. I miei personaggi sono pochi e necessari. Tutti hanno una motivazione che li spinge ed agiscono di conseguenza. L’intreccio che ne risulta è dato dal contributo più o meno consapevole di tutti.


5 – Il personaggio di Dalia è molto forte ed è costruito alla perfezione. Si è ispirata a qualcuno o a qualcosa per scriverlo?

Dalia ha molti aspetti in cui mi riconosco. Non è solo una mia sensazione; persone che mi conoscono giurano che leggendo il libro si rappresentavano Dalia con le mie fattezze, immaginavano me. Mi ha sorpreso questo tipo di rivelazione: sono certa che io non farei mai le scelte che fa Dalia. Lei vive sopra le righe, io nelle righe ci sono sempre stata dentro. Eppure evidentemente c’è molto di me in lei. Forse questo abbiamo in comune: le persone spesso mi (ci) sottovalutano, e noi godiamo nello stupire, a fronte delle davvero basse aspettative. Forse questo la rende un personaggio complesso e contraddittorio, ma ben delineato e vivo. Lei si vive in un certo senso il mio stesso conflitto, anche se in modo molto diverso.


6 - Le atmosfere del romanzo sono intrise di inquietudine e sono piuttosto oscure mentre il titolo è poetico. Come il mare ad occhi chiusi. Perché questa scelta?

Il mare è inquieto. A occhi chiusi, poi, lo è ancora di più. Perché ti devi fidare di lui senza poter fare affidamento sui sensi. Il mare nel mio romanzo non è sullo sfondo. È lui stesso protagonista. Non rassicura mai. Suggerisce idee malevole, è complice dei piani oscuri. Non so quanto la scelta del titolo sia stata ragionata; ho la sensazione che sia stata molto istintiva, ma col senno del poi, credo che rispecchi il carattere duplice di tutto il romanzo. I personaggi sono tutti doppi. Il finale è doppio. C’è ovunque una apparenza tranquilla e una realtà sotterranea perversa. Il titolo dunque non fa eccezione. Ti fa pensare alla poesia e poi ti trovi in una trappola mortale.


7 - Chi è Elena Grilli nella vita di tutti i giorni?

Sono una quarantatreenne con la fortuna di fare un lavoro che mi fa sentire realizzata. Faccio la psicologa. Ho un figlio. Ho un marito. Tante piante grasse. Due terrazzi. La vista sulle colline marchigiane. Alle pareti, tele che ho imbrattato coi colori a olio. Sul comodino, gialli in attesa di essere letti nel breve intervallo tra appoggiare la testa sul cuscino e crollare per la stanchezza. Nel computer, un secondo romanzo iniziato e un numero indefinito di racconti, iniziati anche quelli. Chissà quando vedranno la fine, tutti quanti ...


8 –Quali emozioni prova mentre scrive?

L’eccitazione di: “Ce l’ho, ce l’ho, l’idea ce l’ho.” La frustrazione di: “No, non torna, non si incastra, non ce la farò mai.” Il dubbio: “Ma l’ho scritta proprio io ’sta roba qua?” La soddisfazione di “Brava! Adesso fila!”


9 – Di che colore è il suo romanzo e se dovesse associarlo ad un odore, quale sarebbe?

Dire “giallo” sarebbe forse banale, ma io penso alle ginestre del Monte Conero, che silenziose e ondeggianti fanno da testimoni agli eventi raccontati nel romanzo. L’odore sarebbe naturalmente quello del mare, what else?

10 – Perché i lettori dovrebbero leggere Come il mare ad occhi chiusi?

Perché non credo di essere io l’unica lettrice stufa di romanzi gialli stereotipati, pullulanti di serial killer, poliziotti ripetitivi e sempre uguali a se stessi, indagini scientifiche improbabili. Questo romanzo esce dagli schemi. Non ci sono i buoni e i cattivi. Non c’è il solito commissario smart.
Il bello è che una ragazza, né buona né cattiva, con doti nella media, si ritrova in un intrigo enorme da cui si deve districare, salvando se stessa. Non ci sono analisi del DNA ad aiutarla, né autopsie, né squadre di poliziotti che fanno irruzioni. È solo lei, con la sua intelligenza e la sua audacia.
Lo consiglio agli amanti dei finali a sorpresa.

11 – Le chiedo di lasciarci con una citazione tratta dal suo romanzo che vuole leggano i lettori.

“Come il mare ad occhi chiusi, sogno dentro di me le onde e i profumi marini. E mi domando quale sarà il mio prossimo mare, quello che mi sarà amico nelle mie future riflessioni e complice dei miei futuri piani.”

Grazie!

Flawed. Gli imperfetti di Cecelia Ahern Recensione

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Buon mercoledì! Grazie ad una bellissima sorpresa della De Agostini, ho letto il nuovo romanzo di Cecelia Ahern, intitolato Flawed. Gli imperfetti. Una storia distopica molto originale ed avvincente che si conclude con un finale ad alto tasso di ansia, pronto per un capitolo conclusivo entusiasmante.



Titolo: Flawed. Gli imperfetti
Autore: Cecelia Ahern
Editore: DeA
Genere: Distopico
Pagine: 416
Prezzo: 14,90 - eBook 6,99
Uscita:  13 Settembre 2016
In un futuro non molto lontano, il giudice Crevan conduce una spietata guerra contro l’immoralità. È lui e lui solo a decidere chi è un cittadino modello, e chi invece è un “imperfetto”, un essere Fallato da marchiare a fuoco con una F sulla pelle e da allontanare dalla società civile. Celestine ha diciassette anni e non ha mai avuto dubbi sul suo ruolo nel mondo: è una figlia perfetta, una studentessa perfetta, ed è anche una fidanzata perfetta. La fidanzata di Art, il figlio del giudice Crevan. Ma un giorno tutto cambia. Celestine vede un Fallato in fin di vita e sente di doverlo aiutare. D’un tratto tutto ciò che ha sempre ritenuto giusto non lo è più. Perché la compassione è più forte. Più forte della legge e delle rigide regole del giudice Crevan. Celestine decide quindi di aiutare il pover’uomo e quella decisione cambia la sua vita in un attimo. Allontanata dalla famiglia, arrestata e umiliata, la ragazza viene trascinata in processo davanti a Crevan. E proprio lui, incurante delle suppliche di Art, la condanna a essere marchiata a fuoco come Fallata. Sarà durante il processo che la strada di Celestine incrocerà quella di Carrick Vane, un Fallato misterioso e affascinante: l’unico amico su cui d’ora in poi Celestine potrà contare.
















Flawed. Gli imperfettiè un romanzo distopico sorprendentemente originale che ha confermato ancora una volta la bravura ed il successo di Cecelia Ahern, autrice amata in tutto il mondo per i suoi romanzi di genere completamente diverso da questo. L’autrice, coraggiosa ed intraprendente, ha voluto cimentarsi in una storia molto differente senza però cadere nelle solite banalità ma dimostrando di saper scrivere anche in modo inconsueto e dissonante rispetto a quello a cui ci aveva abituato.


La protagonista, di nome Celestine, è una ragazza perfetta, ligia al dovere, amante della matematica e della logica che incarna alla perfezione il sogno di ogni genitore. Vive in un paese controllato dalla Gilda, un organo costituito da giudici che hanno il compito di salvaguardare la pace e la tranquillità del popolo attuando un piano in difesa della moralità e della legalità. Ma chi sono quelli che vengono considerati immorali? I fallati, ossia gli imperfetti. Esseri come tutti gli altri che però vengono considerati sbagliati e dispensori di amoralità e in quanto colpevoli di tali atti riprovevoli non finiscono in carcere ma bensì vengono marchiati con una F sul corpo che denota il loro stato negativo, di persone distruttive e poco consone a vivere nella società dei perfetti.
La coscienza mi dice che per il vecchio, invece, non andrà tutto bene. L’uomo che sto per accusare di mancata osservanza delle regole dei Fallati. L’uomo che assomiglia a mio nonno.
Ed è proprio questo il punto. L’autrice si sofferma molto sulla descrizione delle regole in base alle quali queste persone vivono o meglio sono obbligate a vivere. I fallati hanno orari di uscita diversi dagli altri, sono emarginati e non vengono quasi mai presi in considerazione.

La nostra protagonista è fidanzata con Art, il figlio di uno dei maggiori giudici della Gilda. Questa condizione la rende ancora più vicina ed intransigente rispetto alle regole morali da seguire e non a caso, fino ad un certo punto, rappresenta la donna senza difetti, ineccepibile sia fisicamente che personalmente, con un carattere che sembra essere il risultato ideale di tale protagonismo sociale. 
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L’incontro con un vecchio a cui non riesce a non prestare aiuto, cambia totalmente la sua vita e anche il suo ruolo nella società. L’uomo, un fallato, riceve il suo aiuto quando una delle regole principali è proprio quella di non aiutare gli imperfetti. Celestine non tiene in considerazione questa legge e va contro ciò che le è stato insegnato, segnando inevitabilmente il proprio destino.
Ti illudi se pensi che lascerò avvicinare mio figlio a te un’altra volta. Che questa corte ti avesse dichiarata Fallata oppure no, non avevo comunque intenzione di lasciartelo vedere. A maggior ragione adesso che sei Fallata, Celestine North. Fallata fino al midollo.
Verrà incarcerata in attesa del processo e sarà lì che incontrerà Carrick, un ragazzo che inizialmente sembra soltanto odiarla ma dopo si ricrederà profondamente riguardo il suo carattere e la sua persona. Tra di loro non ci sono discorsi ma soltanto sguardi e sorrisi che mettono lentamente in evidenza un legame strano e sottile che Celestine avverte nonostante tutto.

Il suo personaggio è veramente bello e descritto alla perfezione. E’ una ragazza molto giovane ma è altrettanto forte, determinata, combattiva, che decide di dire sempre e comunque la verità anche se questo la porterà ad essere marchiata e a passare dall’altra parte.

L’autrice usa uno stile fluido, capace di raccontare, di spiegare, ma anche di creare suspense e un pizzico di paura per quello che accadrà alla protagonista.
Nella sua mente c’è Art ma anche Carrick, come se un senso nascosto e profondo la riconducesse inevitabilmente verso quello sconosciuto.

La vita di Celestine cambierà totalmente dal giorno alla notte. La sua audacia, la fiducia in se stessa, la potenza della propria verità e consapevolezza saranno fondamentali per farle affrontare tutti i problemi che seguiranno prima al suo atto sovversivo e poi alla sua scelta di essere onesta e sincera prima verso se stessa e poi con tutti gli altri.
Ma di una cosa sono sicura: ieri volevo trovare Carrick per ringraziarlo, oggi invece ho bisogno di lui perché mi aiuti a mettere in atto il mio piano. Se c’è una persona che vuole distruggere Crevan tanto quanto me, quella è Carrick. Non posso farcela da sola.
La tematica fondamentale del romanzo resta sicuramente quella della diversità e dell’emarginazione. Gli imperfetti sono creature come tutte le altre ma vengono trattate in modo vergognoso ed ignobile. Come può tutto questo non riportarci alla nostra realtà, alla vita quotidiana, alle costanti e sfiancanti lotte a favore dell’accettazione della diversificazione in tutti i campi?

Inoltre anche il tema della libertà, quella di espressione come quella sociale e morale, sono centrali in una storia che dietro la distopia, racchiude un mondo eccezionalmente vivido e riconoscibile da ciascuno di noi.

Flawed. Gli imperfettiè il primo di una duologia che arriverà presto in Italia e che vedrà sicuramente la storia concentrarsi sul rapporto tra Celestine e Carrick che in questo primo volume è stato piuttosto blando e sfuggente.
Il secondo capitolo si prospetta carico di colpi di scena e di azione, in perfetto stile distopico e con quel pizzico di magia narrativa caratteristico dello stile della Ahern capace di conquistare milioni di lettori in tutto il mondo.


I still love you di Cristina Chiperi Recensione

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Buongiorno cari lettori! Ringrazio moltissimo la Leggereditore per avermi dato la possibilità di leggere il nuovo romanzo di Cristina Chiperiintitolato I still love you. Una storia piena di emozioni e di sorprese in grado di coinvolgere grazie allo stile dell'autrice e alla sua sorprendente fantasia.



Titolo: I still love you
Autore: Cristina Chiperi
Editore: Leggereditore
Genere: Young Adult
Pagine: 285
Prezzo: 14,90
Uscita:  Settembre 2016
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TRAMA


Con tutti i ragazzi di cui si sarebbe potuta innamorare, Lucy Sanders ha perso la testa per Dylan, il suo migliore amico. E il sentimento che prova è così forte da toglierle il sonno la notte, da mozzarle il respiro se lui la sfiora, da farle chiedere in continuazione: “Cosa succederebbe se lui sapesse la verità?” Sì, perché per paura di perderlo, Lucy non ha ancora trovato il coraggio di dichiararsi, e adesso che è all’ultimo anno dell’high school ha deciso che è arrivato il momento di scoprire se i suoi sentimenti sono corrisposti oppure no. Ma più Lucy cerca di capirci qualcosa, più tutto le sembra complicato. A volte ha l’impressione che Dylan contraccambi, salvo poi essere assalita dai dubbi quando vede che l’amico ha occhi solo per Caroline... E come potrebbe essere altrimenti, visto che Caroline è praticamente perfetta? A confondere le acque ci si mette anche Daniel: trasferitosi da poco in città, dapprima sembra voler aiutare Lucy nel suo intento, ma poi fa esattamente il contrario... Perché? Lucy non ha il tempo di porsi troppe domande, impegnata com’è a cercare risposte in fondo allo sguardo di Dylan...

















I still love youè il primo romanzo che leggo di Cristina Chiperi, autrice divenuta molto famosa prima su Wattpad e poi in libreria per la pubblicazione di My dilemma is you.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte una storia che risponde ad un preciso tipo di pubblico: adolescenti e ragazze molto giovani che sognano ad occhi aperti di incontrare il loro idolo del cuore. Questa storia è una fan fiction, dedicata all’attore Dylan O’Brien, molto amato dalle fanciulle di tutto il mondo.

Cristina Chiperi narra di un amore nascosto e tormentato di una giovane ragazza di nome Lucy, innamorata persa del suo migliore amico, che si chiama, appuntoDylan. Il suo sentimento esiste da tempo ed è alimentato dalla lunga frequentazione che i due hanno da sempre condiviso, fin da quando erano bambini. Il problema è che Dylan non conosce la vera natura dell’affetto che Lucy prova per lui e per lei questa mancata conoscenza è spesso davvero una tragedia.
Quello che provavo per lui era una cosa talmente pura e vera che io stessa avevo paura di ammetterlo.
Insomma, sfido chiunque a vivere accanto al ragazzo che si ama che è contemporaneamente anche il tuo migliore amico e a cercare di capire continuamente se i tuoi sentimenti sono corrisposti. C’è da impazzire! Oltretutto la situazione diventa ancora più difficile ed insostenibile se è proprio lui a chiederci consiglio e sostegno perché innamorato da tempo di un’altra ragazza, Caroline, che è la donna perfetta.

Per Lucy, che frequenta l’ultimo anno di liceo e già sogna l’università, la vita sentimentale non è delle più facili, costretta tra alti e bassi che la vedono in un rapporto di odio e amore con il suo migliore amico.
Bastava uno sguardo per far sì che il mio corpo si riempisse di brividi e che sul mio volto si disegnasse uno stupido sorriso.
Ciò che rende le cose ancora più complicate è la perfezione e la dolcezza di Dylan che però è capace anche di metterla in una confusione totale. In alcuni momenti sembra distaccato proprio come un amico, in altri i suoi sguardi e i suoi strani ammiccamenti, preannunciano ben altro.
Per Lucy è difficile e asfissiante andare avanti in questo modo, alla continua ricerca di risposte alle proprie supposizioni.

Lo stile dell’autrice è molto semplice e scorrevole. Il linguaggio è estremamente quotidiano e anche le scene a cui assiste il lettore sono quelle che fanno parte della vita giovanile ed adolescenziale. Ci sono stati momenti in cui ho avvertito maggiormente la superficialità di certi atteggiamenti, anche perché, è inutile nasconderlo, si tratta di storie e di personaggi molto ma molto giovani e spesso profondamente immaturi. Il loro modo di parlare lo evince, come anche certe scelte e certi discorsi. In ogni caso la storia di Lucy e Dylan riesce ad essere piacevole e a farsi leggere per la sua armonia e per la complicità che è capace di regalare anche in lettori più datati come me che non possono evitare di ricordare certi momenti che più o meno abbiamo vissuto tutti.
Dylan mi attirò sempre più vicina a sè e si portò le mie mani dietro il collo. Il mio battito prese ad accelerare, eravamo così vicino che le punte dei nostri nasi si sfioravano. Sarebbe bastato allungarmi di qualche centimetro per baciarlo.
La vita di Lucy subisce un forte scossone con l’arrivo di un terzo protagonista, Daniel. Un ragazzo che all’inizio sembra sostenerla in tutti i modi nella comprensione di ciò che la lega a Dylan ma poi mostra altri tipi di interessi e di aspettative. La situazione comincia a riscaldarsi quando anche Dylan mostra cenni di cedimento e soprattutto di gelosia.

A quel punto, Lucy cosa farà?
I still love youè suddiviso in capitoli, ognuno con un titolo preciso. La narrazione è in prima persona e avviene attraverso lo sguardo diretto della protagonista. La sua indecisione ma anche il suo amore davvero molto forte per il suo migliore amico metteranno a dura prova il suo equilibrio e soprattutto la sua felicità.
Dylan non poteva essere innamorato di me. Era impossibile.  Se avesse provato qualcosa per me non si sarebbe fidanzato con Caroline e non mi avrebbe chiesto migliaia di volte di avvicinarmi a lei per capire se il suo interesse fosse ricambiato.
Una storia che ricorda i bei tempi andati ma che è sempre attuale ed è piacevole rileggerla. Un amore che non è facile come sembra e un rapporto che dovrebbe essere salvato dalla verità. Ma proprio quando tutto sembra andare in un modo preciso, la vita sorprende Lucy portandola su un sentiero che non si sarebbe mai aspettata. Non avrebbe mai creduto che ci sarebbe potuto essere un orizzonte diverso e più vicino, in contrasto con quella che ormai sembrava essere diventata una vera e propria ossessione.

Cristina Chiperi regala ai suoi lettori uno spaccato di amore, amicizia, fedeltà e voglia di vivere. Un pezzo di gioventù, di leggerezza, di immaginazione e di scoperta. Un romanzo che non sconvolge né travolge ma che è perfetto per tutte quelle giovani anime che hanno voglia di tingersi gli occhi di rosa e di rosso il cuore.



Anemone al buio di Maria Silvia Avanzato Recensione

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Buon venerdì cari lettori! Sono molto felice di potervi parlare di un romanzo che mi ha conquistato. Amo molto lo stile di Maria Silvia Avanzato e con Anemone al buioun Noir tutto da leggere, ho avuto conferma del mio pensiero. Consiglio vivamente a chiunque di leggere questa autrice davvero interessante, con uno stile unico e capace di creare storie che ti lasciano a bocca aperta. 


Titolo: Anemone al buio
Autore: Maria Silvia Avanzato
Editore: Fazi
Genere: Noir
Pagine: 285
Prezzo: 14,90
Uscita:  Agosto 2016
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TRAMA


Gloria si risveglia dopo un incidente e non è più la stessa. I suoi occhi non vedono più e anche la sua testa funziona male. Ha problemi di memoria e non riesce a distinguere i sogni dalla realtà. Confusa e in preda a quelle che all’inizio sembrano solo allucinazioni, vive una lenta convalescenza nella casa di sempre, assistita dall’amica d’infanzia Licia. Eppure, qualcosa non torna. Troppe cose strane attorno a lei, troppe persone che non ricorda ma di cui ora riesce a distinguere meglio la voce, con conseguenze talvolta sinistre. Quando, in questa nuova dimensione, iniziano a consumarsi drammi e persino omicidi, Gloria decide che è arrivato il momento di fare un viaggio e ripercorrere i luoghi del passato alla ricerca di sé. Man mano che la memoria comincia a tornare, restituendole frammenti perduti, gli occhi riacquistano la vista anche se lei preferirà non farne parola con nessuno, nemmeno col nuovo fidanzato, in cerca solo della verità. All’insaputa di tutti, prenderà coscienza della realtà che la circonda e scoprirà qualcosa di sconvolgente e insieme inaspettato: un complotto minuziosamente costruito attorno alla sua infermità e un grumo di ricordi con risvolti a dir poco raccapriccianti.



















Anemone al buioè l’ultima fatica letteraria di Maria Silvia Avanzato, un’autrice che ho avuto il piacere di leggere e di conoscere con il romanzo Adamante, che mi ha letteralmente conquistato.

La sua scrittura è nebbia nera, un crepuscolo di Dei morti che come cadaveri affranti popolano la mente dei suoi personaggi, quasi tutti scarnificati, deviati e capaci di deviare.
Non riesco a staccarmi dal mio dolore. Sono piena di questo male e vedo mostri.
La protagonista di questa storia surreale, a metà tra la realtà e il sogno, è Gloria, una ragazza come tante che a causa di un incidente si ritrova cieca e mezza paralitica, al cospetto di una solitudine straniante, ringalluzzita solo dalla presenza fedele e macabramente dolce di Licia, la sua migliore amica.
Ma quanto nero nasconde la vita quotidiana? Quanto marcio, deludente, misero e imputridito si cela dietro le azioni che compiamo ogni giorno e che all’improvviso non possiamo più compiere, ritrovandoci alla completa mercè di qualcun altro?
Hai mai provato a pisciare al buio? Provaci. Tutte le notti conto i passi fra il letto e la tazza del cesso e quando mi siedo, ti assicuro, non sono nemmeno certa di essere nel posto giusto.
Gloria vive la sua vita completamente dipendente da quella di Licia. Le sue giornate sempre uguali sono scandite soltanto dalle visite di strani personaggi che non dovrebbero esistere eppure le vengono a fare visita, rendendo la sua solitudine, una coltre di fredda malinconia.

Uno di questi è Nicola, il suo ex compagno. Lei lo vede, lui la va trovare, lei gli parla, lui risponde, sembra addirittura provare ancora qualcosa per lei, ma quanto è labile il confine tra il vero e l’immaginazione?
Un cieco conosce bene il fiato dei vivi. Un cieco, dei vivi, sa molte cose.
Nicola non può essere stato lì, Nicola vive in un altro stato, Nicola ha scelto un’altra donna che non è Gloria. Questo è quello che le continua a ripetere Licia - la sua migliore amica - ma quanto di vero c’è nelle sue asserzioni?
Le atmosfere sono profondamente oscure, mezze tinte di fasci psichedelici che rimbombano come suoni intristiti e maligni nelle orecchie e negli occhi vuoti di Gloria. Lei sente quando non dovrebbe sentire e non sa quanto sia reale o meno la sua dannata fantasia. Figure maledette si aggirano intorno alla sua persona, al suo corpo deturpato, alla sua cecità che la rende mediocre e disabile agli occhi insulsi del mondo. In mezzo a questa monotonia di armonie difformi che creano mostri nell’anima di chi ancora sogna, c’è una piccola luce, un barlume di speranza, una fetta di torta ancora da gustare.

Alessio, il ragazzo che l’ha rimpiazzata nel lavoro alla radio, dopo la sua precoce dipartita, vuole conoscerla, vuole parlargli, vuole che lei gli insegni la dizione.
Ed è così che in quel baratro senza fine fatto di incubi a tutte le ore del giorno, intinti di sudore e mestizia, di parole biascicate e di richieste di aiuto inespresse, s’insinua il fantasma della comprensione, dell’accettazione, dell’amicizia e dell’amore.
Hai paura di tutto, hai bisogno di qualcuno che ti segua. Voglio essere io, Gloria. No importa se non t’innamorerai mai di me, non importa se ci siamo dati un solo bacio e rimarrà uno solo per il resto della nostra vita. Io voglio che tu sappia che io non ti lascio, che puoi contare su di me, che ti difenderò. Lo devi sapere.
I personaggi si accavallano come le onde scure di un mare intorpidito da una luna svogliata che non ha nessuna voglia di specchiarsi nelle sue acque. Un mare torbido, strano, inquietante, fatto di una musica miserevole come sono miserevoli le strazianti verità che Gloria lentamente scoprirà una dopo l’altra insieme al recupero della propria vista.
Adesso so perché ha scelto me. Io sono l’unica che poteva amarlo per come è fatto, per come è dentro, per come nessuno l’ha visto mai.
Un recupero fatto a pezzi, così come è a pezzi la sua vita e lo sarà ancora di più dopo, quando penserà di avercela fatta.
Lo stile dell’autrice è un colpo di fulmine che si ripete senza mai stancarsi tra me e le pagine. Parole nuove, che sembrano costruirsi da sole, con un’identità propria mentre creano sensazioni e visioni chiare, incastrate tra la follia e la ragione.

Maria Silvia Avanzato usa la scrittura in modo raffinato ma tagliente. Non le importa niente di fare a pezzi i corpi delle parole, per poi resuscitarli con una forma originale e trasgressiva, che va oltre qualsiasi tipo di limitazione.

La sua è una prova letteraria che atterra, che salvifica, che danna, tutto nello stesso momento, tutto nella stessa ineluttabile misura.
Attimi di logica si alternano ad attimi di follia, di imprecisione soltanto apparente perchè tutto sembra come un magma incandescente ma è soltanto magia. La magia della scrittura perfetta, saggia nella sua presa di coscienza, elettrizzante, capace di scavare e tirare fuori mostri dalle più incantevoli creature.

Linguaggio diretto, espressioni tuonanti, sguardi poetici in mezzo ai boschi violentati.
Violenza nella testa e nel cuore, nero che imbratta le mani e Anemone cresce a dismisura grazie alla paura e alla rabbia.
Chi è Anemone al buio?
Ha sempre avuto il mio sangue, era un bellissimo mostro con quell’aria inaffidabile, con gli occhi di un azzurro che si squaglia al sole e sembra bianco, elettrico, perverso e malvagio. E i capelli neri che non voleva mai tagliare, i capelli di una sorella sulla sua testa piena di idee malvagie.

Sorprendente finale per un susseguirsi di scoperte che lasciano a bocca aperta, letteralmente.
Una lettura che appare lenta e scivolosa, proprio quando non ti accorgi che ti stai incollando addosso la melma e il fango, i rumori impazzano trapassandoti di suspense e adrenalina.

Anemone al buioè un’opera piena di grazia e di intelligenza. Sorella e madre dei racconti in cui non sai da che parte guardare perché è tutto talmente buio da essere confortante. Proprio per questo, quando poi ti è dato vedere cosa accade, ti sembra tutto talmente perfetto da essere magistrale. Non è un libro che consiglio ma di più, a chiunque non abbia ancora letto questa autrice, una penna nera e fuorviante, uno stile così magico da essere come una maledizione, come un incanto beffardo, una cupa e macabra litania che ti tiene inchiodato. 

Descrizioni incalzanti, piccoli spunti ironici, atti malvagi, per una dimensione che ti sputa in faccia qualsiasi forma di pace per regalarti ansia, tanta ansia, che però alla fine viene ripagata. Non preoccupatevi, nel modo che piace di più a noi lettori: con il finale.




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