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Uccidimi di Chiara Cilli Recensione

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Buon giovedì! Oggi vi parlo dell'ultimo romanzo intitolato Uccidimi, della serie Blood Bonds  di Chiara Cilli, dedicata al legame tra Aleksandra ed Henri, due protagonisti davvero inquietanti e particolari. Una serie che mi è piaciuta dall'inizio alla fine e di cui ho apprezzato soprattutto il finale. Curiosi? Leggete! 



Titolo: Uccidimi
Autore: Chiara Cilli
Editore: Selfpublishing
Genere: Dark Romance
Pagine: 281
Prezzo: eBook 4,99 -  cartaceo 11.50
Uscita: Agosto 2016
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TRAMA


Non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe finita così. Non avrei mai creduto che la mia vita sarebbe dipesa dalla sua. 

Ero pronta a morire per mano dell’uomo che mi aveva distrutto. Ero pronto a uccidere la donna che si era presa tutto me stesso. 

Ma la mia sofferenza non è ancora terminata. Ma me l’hanno portata via. 

Sta venendo a riprendermi, lo sento. Me la riprenderò, a qualsiasi costo. 

E questa volta non potrò fermarlo. E questa volta non fallirò. A meno che non sia io a ucciderlo. 


**Attenzione** Romanzo Dark Contemporaneo Questo romanzo contiene situazioni inquietanti, scene violente, linguaggio forte e rapporti sessuali di dubbio consenso o non consensuali. Non adatto a persone sensibili al dolore e alla schiavitù.


















E siamo arrivati al tanto agognato finale. Anche questa storia si è conclusa, la storia tra Aleksandra ed Henri, protagonisti di una trilogia Dark che ha da sempre lasciato troppo poco spazio alle ciance e ai sentimenti eppure c’è stato qualcosa, una piccola scintilla luminosa ad intermittenza che ha fatto trapelare un legame impossibile da definire usando le parole comuni. Un rapporto atavico, primordiale, mitico nella sua essenza viscerale, in combutta costante con il destino, incapace di raddirizzarlo, persino di umanizzarlo.
Lui mi fa desiderare cose che non dovrei. Mi riversa addosso emozioni che non posso gestire.
E allora chi muove davvero i fili che compongono la storia di questi due personaggi così atipici, assolutamente originali ed inquietanti?

Non credo sia Chiara Cilli. No, non basta. Ci sono storie che hanno un’anima ancora prima di essere scritte. Ci sono storie che aleggiano nell’aria e che aspettano soltanto di essere guardate, riconosciute e poi immortalate.

La lotta tra Aleksandra ed Henri continua fino all’ultimo anche adesso che sono stati separati, anche ora che lui lotta per riprendersi la sua donna e lei viene torturata affinchè si convinca che la sua vita d’ora in avanti avrà un unico scopo: uccidere Henri Lamaze, il mostro che le ha distrutto la vita.
Ma cosa significa esattamente distruggere?
«Credo che tu non abbia capito bene. Ti sto offrendo la possibilità di uccidere il figlio di puttana che ti ha stuprato, picchiato e lasciato alla mercé dei suoi animali»…«Ti sto dando la possibilità di prenderti la vita dell’uomo che ha distrutto la tua. »
Ci sono persone, esistono vite per le quali non vale la pena respirare se non sentendo la fiamma lambire la pelle e rischiare di bruciarsi. Ci sono anime che attraverso la distruzione, sopravvivono, avvertendo dentro di sé quel fuoco ardere come un miracolo, come qualcosa di sacro.

Henri ed Aleksandra sono anime che vagano alla ricerca di una stabilità che in realtà non potrà mai soddisfarli.
Anche da lontano, anche quando pensano a come uccidere l’altro, non possono fare a meno di avvertire quel richiamo strano e sconosciuto, senza nome e che arriva dall’abisso dell’incoscienza.
Lui è… fuoco… Gli basta uno sguardo per farmi a pezzi, e ancora non l’ha capito. Non capisce che non ha bisogno di togliermi la vita, per uccidermi davvero. Deve solo guardarmi in quel modo. Il nostro modo.
Un legame che li spinge l’uno nelle braccia dell’altra o l’uno contro l’altra, basta che sia pelle, basta che sia sangue, basta che sia alito vitale.
L’autrice è molto brava nel rendere sempre molto approfondito l’aspetto psicologico dei personaggi. Ci scava a fondo, ci infila le mani, afferra, tasta, stringe qualsiasi organo, facendo a pezzi il cuore.
Anche questo ultimo capitolo si conferma ben scritto, ricco di suspense, di angoscia, di ansia e malinconia. Un’emozione così struggente che non può rendere questo legame romantico come vorrebbero le lettrici più sognanti.
Il rapporto tra Henri e Aleksandra è sbagliato, è deleterio, è infausto. Si nutre del male e del dolore, del corpo e delle sue ferite per spezzare la mente e ogni sua volontà. Non è amore, è ossessione, è distruzione, è morte.
Sono entrato troppo in profondità. Scorro 


Eppure qualcosa di simile all’amore apparirà e lascerà un attimo sorpresi da tale azzardo ma nello stesso tempo il lettore più attento comprenderà che è solo un sentimento guardato attraverso una prospettiva comune e banalmente accettata ed accettabile. Chi ha compreso il vero senso che intercorre tra le loro anime, capirà anche che non esiste alcuna possibilità di sopravvivere insieme per nessuno dei due.

Il richiamo ancestrale esige morte e condanna. Se c’è una qualche forma di salvezza deve essere riconducibile alla distanza perché la vicinanza segnerebbe la distruzione più totale.
E allora se esiste una qualche possibilità di salvarci dalla morte, l’unica alternativa resta la solitudine. Una morte diversa, probabilmente, una morte forse, peggiore.
Ho apprezzato moltissimo il finale che l’autrice ha voluto dare alla storia. Ritengo la sua scelta molto intelligente e in linea perfetta con l’intera narrazione.

Traendo le somme, non ho mai fatto i salti mortali per il personaggio di Aleksandra e in questo ultimo capitolo ho avuto conferma della sua fragilità  e della sua debolezza. E’ Henri che decide le sorti di entrambi e lo fa nell’unico modo possibile, nell’unico modo plausibile. Un modo che lascerà cadaveri di emozioni dietro di sé, lascerà scontenti e silenzi. Un modo che non tutti apprezzeranno ma che dona a questa serie di romanzi credibilità e valore.
Qualsiasi altra scelta avrebbe tolto senso a tutto. La storia di Henri ed Aleksandra aveva un unico esito per me. L’ho intravisto fin dalla prima lettura, fin dalla prima parola. Perché?


Perché la vera appartenenza si misura molto più nel dolore e nella distruzione che nella felicità. Aleksandra e Henri hanno dimostrato cosa vuol dire appartenersi fino a distruggersi. La loro bellezza resterà intatta e ne sono felice. Non nascondo che sarei rimasta molto delusa se fosse andata diversamente ma Chiara Cilli ha dimostrato ancora una volta di sapere il fatto suo ed io la considero una delle più promettenti scrittrici self italiane, anzi la più promettente.


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